G20 Spiagge ad Alghero, in Parlamento il ddl per le comunità marine

La città di Alghero vera protagonista del G20 Spiagge, il Summit che rappresenta il network delle principali destinazioni balneari italiane con oltre un milione di presenze turistiche all’anno. Insieme ad Arzachena, Bibbona, Caorle, Castiglione della Pescaia, Cattolica, Cavallino Treporti, Chioggia, Comacchio, Grado, Jesolo, Lignano Sabbiadoro, Riccione, Rosolina, San Michele al Tagliamento, San Vincenzo, Sorrento, Taormina, Viareggio e Vieste per affrontare insieme le problematiche e le prospettive future delle comunità marine che da sole attraggono 50 milioni di visitatori, il 12% delle presenze turistiche complessive in Italia.

L’evento più importante del settore balneare italiano, giunto alla sua ottava edizione, torna per la seconda volta in terra sarda, dopo l’edizione di due anni fa, che si tenne ad Arzachena. Ad Alghero si sono riuniti esperti, parlamentari, amministratori locali, sindaci e assessori. Per la Regione erano presenti l’assessore del Turismo, Franco Cuccureddu (in rappresentanza della presidente Alessandra Todde), l’assessore degli Enti locali e Urbanistica, Francesco Spanedda, l’assessora del Lavoro, Desirè Manca e quello dell’Agricoltura, Gian Franco Satta.

L’argomento più importante di cui si è discusso è stato senza dubbio il riconoscimento dello status di “comuni marini”. Con la nuova legge, in attesa di essere approvata dal Parlamento, i comuni marini e le città balneari hanno chiesto il riconoscimento di uno status speciale che aiuti le amministrazioni locali a gestire in modo adeguato i flussi turistici della stagione estiva. Durante i mesi più caldi dell’anno, infatti, queste località vengono letteralmente prese d’assalto dai turisti e diventa difficile offrire sia ai residenti che ai viaggiatori servizi adeguati sia in ambito sanitario che di trasporto pubblico. Il tema dell’overtourism è quanto mai pressante nel settore balneare, in quanto il sovraffollamento delle spiagge sta portando all’esasperazione non solo chi vive la spiaggia, ma anche chi non la vive ma risiede nelle località rivierasche. Gli strumenti normativi e amministrativi in mano ai sindaci non sono sufficienti per gestire in modo sostenibile e positivo il turismo di massa, che rischia di schiacciare la competitività turistica di queste località.

La parola agli assessori.

L’assessore del Turismo, Franco Cuccureddu ha parlato di eccellenze della nostra Isola. “La Sardegna, più di qualunque altra Regione, caratterizza la propria offerta con il prodotto marino balneare. Siamo probabilmente al vertice per qualità di un’offerta che ci vede concorrere con i più grandi competitor mondiali. Quest’anno abbiamo il primato di spiaggia più bella del mondo, con Cala Goloritzè, e questo ci rafforza nei mercati globali perché il binomio mare bellissimo, spiagge bellissime, ci dà un elemento di positività naturale e ci rafforza in una competizione che comunque è sempre agguerrita”.

L’assessore degli Enti locali e Urbanistica, Francesco Spanedda, ha affrontato invece il fenomeno delle città ‘fisarmonica’, “cioè quei centri urbani – sottolinea – che d’estate moltiplicano il numero di abitanti. Questo problema mostra quanto sia urgente superare la valutazione del turismo su base puramente economico-quantitativa. Nei nostri territori a bassa densità, il turismo crea una popolazione fluttuante che chiede servizi e spazi urbani adeguati. Serve una pianificazione capace di traguardare un orizzonte sovracomunale capace di connettere costa ed entroterra, diversificare l’offerta e garantire sostenibilità, utile anche a combattere il fenomeno dello spopolamento e anche consentendo al turista occasionale di potersi insediare stabilmente. Non si tratta solo di gestire flussi – conclude l’assessore – si tratta di ripensare il territorio come sistema integrato, dove residenti e turisti convivono e si rafforzano a vicenda”.

Per l’assessora del Lavoro, Desiré Manca, la Sardegna viene anche vista al di fuori del nostro contesto come un’isola, non solo in senso turistico. “È la nostra identità, la nostra cultura, la nostra tradizione che con grande fatica ma con tante azioni, si cerca sempre di far conoscere all’esterno”.  Manca poi si addentra nel suo settore specifico: “dal punto di vista del mondo lavorativo c’è molto da fare. Io lo collego con la capacità assunzionale della regione. I nostri giovani vanno a formarsi fuori per poi non rientrare più in Sardegna, un fenomeno che con questa Giunta stiamo cercando di contrastare con misure e azioni ad hoc, come il rilancio e l’implementazione dell’alta formazione, offrendo nella nostra regione, gli strumenti che cercano i giovani, per fare in modo che non vadano via. Ho sempre pensato – prosegue l’assessora del Lavoro – che il buon senso debba portarci ad agire tutti insieme, quindi anche in sinergia tra i vari assessorati. Quindi turismo, lavoro, formazione, agricoltura e ambiente, giusto per citarne qualcuno, tutto in sinergia per cercare di invertire la rotta della fuga dalla Sardegna in favore del rilancio della nostra isola e delle nostre competenze”.

L’assessore dell’Agricoltura si è invece soffermato sull’esempio di Alghero, la città che quest’anno ha ospitato il G20s. “Alghero – ha detto Gian Franco Satta – è un esempio di integrazione di sviluppo tra la costa e l’interno. È una vetrina sul Mediterraneo, uno scambio di esperienze tra interno e costa, che dà la possibilità di mettere in risalto le nostre eccellenze agroalimentari. Nell’ultimo anno abbiamo sostenuto un’azione politica di tutela paesaggistica, della nostra identità, e questo rappresenta certamente un alto valore economico da trasferire all’esterno. I nostri agricoltori sono parte integrante di questo processo di sviluppo, perché contribuiscono a disegnare il nostro paesaggio e quindi la nostra cartolina. La Regione è impegnata a tutela del territorio e di quelle economie che oggi sono un’eccellenza, che rappresentano un vero presidio slow food. Dobbiamo – conclude – dare opportunità ai nostri giovani affinché le risorse che sfruttiamo oggi possano essere spese sia per il presente che per il futuro, stando attenti a non comprometterle per le future generazioni”.

Condividi l'articolo