Autisti Arst senza stipendio, anche a Sassari esplode la protesta

Bus Arst Sassari

La protesta dei dipendenti Arst senza stipendio.

Nonostante le rassicurazioni arrivate nei giorni scorsi dalla Regione Sardegna sull’avvenuto sblocco degli stipendi per il personale Arst, la realtà raccontata dai lavoratori è ben diversa. A Sassari monta la protesta dei dipendenti dell’Azienda regionale sarda trasporti, che a oggi non hanno ancora ricevuto le somme dovute. La situazione ha portato alla proclamazione di uno sciopero per il prossimo 26 luglio.

Le rassicurazioni della Regione.

Secondo quanto comunicato dalla Regione, l’insediamento ufficiale del nuovo Amministratore unico Giovanni Mocci avrebbe consentito di superare la fase di stallo nei pagamenti, rimasta irrisolta durante il passaggio di consegne tra la precedente e l’attuale gestione. Ma il sindacato Orsa, voce rappresentativa del malcontento tra i circa 2.200 dipendenti dell’Arst, parla di una realtà drammatica che smentisce l’ottimismo istituzionale.

Centinaia di famiglie in attesa di risposte.

“La vicenda del mancato pagamento degli stipendi ai circa 2.200 dipendenti Arst non si chiude con l’annuncio dei bonifici – fanno sapere dal sindacato Orsa -. Non basta dire ‘tutto risolto’ per cancellare le conseguenze gravissime che centinaia di famiglie stanno subendo. In molti depositi i conducenti non riescono nemmeno a mettere carburante per raggiungere il posto di lavoro. Le buste paga arrivate solo ieri non sono accompagnate dagli accrediti. Intanto i conti dei lavoratori vanno in rosso: partono addebiti di mutui, bollette, rate, prestiti e carte di credito. E per chi è già in difficoltà economica, le more e le segnalazioni al Crif come cattivo pagatore diventano realtà. Questo danno non è solo materiale, è umano. È fatto di umiliazione, stress, rabbia, disillusione. E mentre qualcuno fa finta che basti un bonifico a sanare tutto, noi diciamo che non è così. Questo è un danno che va riconosciuto e risarcito“.

Le accuse del sindacato Orsa.

Le accuse mosse dal sindacato non si limitano ai ritardi nei pagamenti, ma riguardano più in generale la tenuta organizzativa dell’Arst. Orsa solleva forti perplessità sulla struttura interna dell’azienda, ipotizzando che l’assenza di procedure alternative nei casi di emergenza possa determinare la paralisi amministrativa, con ricadute dirette sulla retribuzione del personale. A destare preoccupazione è l’eventualità, tutt’altro che remota secondo il sindacato, che un semplice malore o un’improvvisa indisponibilità possano bloccare i flussi di pagamento.

Contesto lavorativo pesante per i dipendenti Arst senza stipendio.

Il quadro descritto si inserisce in un contesto lavorativo già giudicato fortemente deteriorato. L’organizzazione sindacale parla apertamente di un clima segnato da tensioni prolungate, condizioni logoranti e rivendicazioni rimaste inascoltate per anni. Tra le criticità riportate emergono il mancato pagamento di indennità arretrate, la gestione ritenuta poco equa dei buoni pasto, turni massacranti per il personale part-time e una generale percezione di abbandono da parte della dirigenza.

Finora non si intravedono soluzioni.

A fronte di una protesta ormai esplosa sul territorio, la Regione aveva cercato di rassicurare i lavoratori. “La Regione – aveva dichiarato nei giorni scorsi l’assessora dei Trasporti Barbara Manca – si è attivata sin da subito per assicurare che l’avvicendamento ai vertici societari avvenisse nel più breve tempo possibile, con l’obiettivo di garantire la piena operatività dell’azienda e tutelare i diritti dei lavoratori”. La stessa amministrazione regionale aveva inoltre reso noto che il nuovo amministratore, come primo atto ufficiale, aveva firmato le disposizioni necessarie per procedere all’erogazione delle retribuzioni, entrando pienamente nelle sue funzioni.

Tuttavia, tra le rassicurazioni formali e la situazione concreta, resta un vuoto che i lavoratori Arst senza stipendio definiscono insostenibile. E mentre i sindacati alzano la voce, la mobilitazione del 26 luglio si profila come una tappa inevitabile di una vertenza che, almeno per ora, non accenna a risolversi.

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