Becciu torna in aula: al via il processo di appello sui fondi segreti vaticani

Il processo contro il cardinale Becciu.

Il cardinale Angelo Becciu torna al centro della scena giudiziaria vaticana: è iniziata la prima udienza del processo di appello sui fondi riservati della Santa Sede utilizzati per l’acquisto di un palazzo di lusso in Sloane Avenue, a Londra, un procedimento che aveva già visto Becciu condannato in primo grado a cinque anni e mezzo per truffa e peculato.

LEGGI ANCHE: Si apre il processo contro il vescovo di Ozieri e il fratello di Angelo Becciu 

La prima udienza si è aperta con la mossa degli imputati, che hanno chiesto la ricusazione del procuratore di giustizia. La Corte di appello, presieduta da monsignor Alejandro Arellano Cedillo, decano della Rota Romana, ha accolto l’istanza avanzata in apertura del dibattimento da Fabrizio Tirabassi, Raffaele Mincione, Enrico Crasso e dal cardinale Angelo Becciu, oggi presenti in aula. La richiesta mirava alla ricusazione del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, lo stesso che, in ossequio alle leggi vaticane, aveva rappresentato l’accusa già nel primo grado del processo.

La motivazione della ricusazione si fonda sui presunti rapporti opachi tra Diddi e le due principali accusatrici di Becciu, l’ex lobbista Francesca Immacolata Chaouqui e la collaboratrice di mons. Alberto Perlasca, Genoveffa Ciferri. Questi rapporti erano emersi con la pubblicazione delle chat, alcune delle quali scambiate tra lo stesso Diddi e Ciferri, da cui era nato anche il memoriale che aveva trasformato l’allora capo dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato da imputato a testimone.

Di fronte ai nuovi giudici, Diddi ha subito replicato sottolineando di avere finalmente la possibilità di difendersi dalle illazioni e ha ringraziato le difese per l’iniziativa, dichiarando la volontà di utilizzare i tre giorni a disposizione per esprimere le proprie considerazioni in maniera serena e dissipare eventuali dubbi sulla conduzione delle indagini.

Ora dovrà pronunciarsi la Corte di Cassazione vaticana, presieduta dal Camerlengo di Santa Romana Chiesa, il cardinale Kevin Joseph Farrell, e composta da altri tre cardinali: Matteo Maria Zuppi, Augusto Paolo Lojudice e Mauro Gambetti. Nel frattempo il dibattimento proseguirà.

Così si complica ulteriormente il secondo capitolo del cosiddetto “processo del secolo”, il primo in cui un cardinale è comparso in tribunale vaticano. Dopo aver espresso la speranza che non ci siano pressioni, Diddi si è allontanato dall’aula, mentre i giudici a latere hanno rievocato la vicenda giudiziaria, richiamando sia le richieste di condanna avanzate dal procuratore sia la sentenza di primo grado che aveva visto come principale condannato proprio Becciu, a cinque anni e mezzo per truffa e peculato.

Parallelamente, all’esame della Corte di Cassazione saranno sottoposte le chat di Chaouqui allegate all’istanza di ricusazione. Tra queste figurano la chat tra Genoveffa Ciferri e il Promotore Diddi sull’utenza cellulare privata di quest’ultimo dal 26 novembre 2022 al 22 marzo 2023, la chat tra Ciferri e Chaouqui dal 9 agosto 2020 al 4 giugno 2024, e la chat tra Ciferri e mons. Peña Parra dal 18 settembre 2020 al 26 maggio 2024. Dall’analisi complessiva dei messaggi si evince che, durante le indagini relative al procedimento e dopo il primo interrogatorio di mons. Alberto Perlasca del 29 aprile 2020, nonché durante il processo davanti al Tribunale, sarebbe stata svolta un’attività volta a indirizzare e influenzare Perlasca, dapprima indagato e poi testimone dell’accusa, affinché rendesse dichiarazioni contro Becciu e gli altri imputati, con la prospettiva che solo in tal modo la sua posizione non sarebbe stata processata e sarebbe stata archiviata.

Condividi l'articolo