Il centro di Sassari sempre più vuoto, i negozi storici sono costretti a chiudere

Serrande abbassate per i negozi storici di Sassari come le profumerie Bonino.

Cala il sipario su parte della storia commerciale di Sassari. Anno dopo anno si allunga l’elenco di negozi costretti ad abbassare le serrande dopo un quarto o più di secolo di onorata attività nel capoluogo turritano. Tra questi la profumeria Bonino che di recente ha chiuso lo store tra via Turati e piazza Salvator Ruju: “Siamo passati – ci spiega Mario Bonino – da nove punti vendita a uno. Stiamo subendo come tutti la globalizzazione e il cambio delle abitudini nell’acquisto dei consumatori”. Soffrono le attività tradizionali, in particolare quelle dedicate a prodotti del settore medio-alto, soffocati da un lato dalla concorrenza di internet e dall’altro dalle contrazioni economiche causate dall’emergenza pandemica.

“È chiaro che questa crisi esula dalla nostra ditta – continua Bonino – anche le grandi catene nazionali come Douglas hanno annunciato l’anno scorso la chiusura di 135 negozi”. A parte il calo dei ricavi pesa un altro fattore: “Non si ha veramente idea dei costi fissi che dobbiamo sostenere. Sono enormi, molti dei quali non ravvisabili facilmente”. Pensare poi di riciclarsi nel web è fuori discussione: “Il nostro mercato di riferimento è molto ristretto, siamo troppo marginali. Il nostro punto di eccellenza era il servizio alla clientela, il post vendita, la presenza fisica sul territorio. Tutti elementi che a causa della grande distribuzione non funzionano più come prima”.

Il futuro, da questo punto di vista, non è roseo: “Noi siamo la terza generazione di profumerie Bonino a Sassari. È stato nostro nonno a cominciare nel 1934 e adesso non ci resta che resistere in modo dignitoso con le nostre caratteristiche. Un tempo si poteva pianificare il domani, ora non più. Ma per quanto mi riguarda credo che la vita è ciclica e ritornerà il tempo in cui la clientela tornerà ad avere bisogno di un servizio come il nostro”.

In questo clima cupo c’è almeno una nota positiva: “Siamo riusciti a portare quasi tutte le nostre collaboratrici alla pensione”. Il presidente di Confcommercio Territoriale Sassari Pier Giuseppe Canu vede invece il bicchiere mezzo pieno: “Io ritengo che la piazza di Sassari sia ancora appetibile. Certo stanno chiudendo attività come ad esempio Posh ma a breve saranno comunque sostituite da brand isolani negli stessi spazi”. Canu riferisce poi di altre aperture come quella di un nuovo negozio di abbigliamento nei locali dell’ex bar San Carlo a dimostrazione di un tentativo di vivacità economica. Soprattutto punta sul trasferimento annunciato di diversi uffici dell’Ateneo in piazza dell’Università: “Questo dovrebbe aumentare la presenza di negozi nell’area e la rinascita economica in una zona, e penso a via Arborea, molto trascurata”. Speranze, desideri e progetti che vogliono far ripartire l’orologio sassarese fermo, è opinione comune, ormai da vent’anni.

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