Nasce la ConfBaR, la nuova sigla sindacale a tutela dei barracelli della Sardegna

Nasce il ConfBaR in Sardegna.

È stato istituito, nei giorni scorsi, il nuovo organismo di tutela e rappresentanza dei Barracelli, la Conf.Ba.R., Confederazione Barracellare Regionale. L’organo di rappresentanza è composto di un’unica direzione regionale con sede principale ad Alghero, ed è diretta dall’agente Nicolò Li Castri, effettivo presso il Comando barracellare di Alghero in qualità di dirigente regionale.

L’organizzazione.

Il tenente Gianluca Dettori della Compagnia barracellare di Bosa ricopre la carica di vice dirigente regionale, mentre l’agente scelto Angelo Sanna della Compagnia barracellare di Alghero è il segretario. I consiglieri sono il capitano Davide Vargiu della Compagnia barracellare di Sorso, il capitano della Compagnia barracellare di Masainas Giorgio Pinna, il sergente della Compagnia barracellare di Macomer Maurizio Manchinu e il capitano della Compagnia barracellare di Baunei Paolo Mura.

Gli scopi della Conf.Ba.R.

“Questa associazione di categoria ha come scopo principale il riconoscimento professionale, economico e previdenziale degli agenti delle compagnie barracellari, quali appunto operatori di polizia locale, rurale e urbana, ponendo in essere una costante attenzione e immediatezza al fine di tutelare i diritti dei propri aderenti e rivendicarne dei nuovi – afferma Li Castri -. Promuove la stesura di nuove e moderne proposte di legge, e relative bozze di regolamento del Corpo Barracellare, il cui fine ultimo sarà quello di migliorare in futuro l’assolvimento dei compiti istituzionali di polizia e protezione civile. Tra gli altri obbiettivi vi è quello della formazione professionale del personale aderente in relazione alle attribuzioni e qualifiche funzionali di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, così come confermato oltremodo dall’ufficio legislativo del ministero della Giustizia, come pure dal ministero dell’Interno“.

L’istituzione di nuove Compagnie.

L’organizzazione segue tutte le procedure documentali inerenti le nuove assunzioni di nuovi barracelli, fornendo alle amministrazioni comunali tutte le informazioni necessarie, inoltre favorisce l’istituzione di nuove Compagnie barracellari seguendo passo per passo tutte le procedure necessarie al fianco delle amministrazioni comunali interessate.

“Penso che sia arrivata l’ora di portare l’ordine fuori dal caos, innanzi tutto sarà necessario procedere alla modifica della vecchia e obsoleta legge regionale 25/1988 sull’ordinamento e il funzionamento delle Compagnie Barracellari, oppure abrogarla con lo scopo di programmare un testo completamente nuovo, moderno e al passo con i tempi. È il minimo scontato ciò che ci è dovuto se si pensa che l’Istituto delle Compagnie barracellari affonda le proprie radici fin dal periodo giudicale, dato questo primato, quello appunto di corpo di polizia più antico d’Europa, sarà doveroso mettersi d’impegno al fine di allineare il ruolo del personale delle Compagnie barracellari a quello delle altre forze di polizia locali“.

Le richieste.

L’organizzazione confida nella serietà politica della classe dirigente, che oggi siede al governo regionale, nonché all’ascolto delle loro richieste. “In particolare mi riferisco al presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, sempre molto attento sensibile alle problematiche barracellari e al presidente del Consiglio Michele Pais. Per troppo tempo noi barracelli ci siamo accontentati delle briciole, oggi a gran voce chiediamo più diritti e più tutele“, afferma così il dirigente regionale Nicolò Li Castri.

“Poche tutele, risorse quasi sempre ridotte all’osso, per non parlare dell’armamento di difesa non sempre adeguato, come per esempio quei servizi svolti in ambito urbano, oppure quei servizi che si svolgono sui litorali in quelle località a forte vocazione turistica – prosegue il dirigente -. Certo, l’arma corta garantirebbe una sicurezza maggiore e un minor ingombro per l’operatore, soprattutto durante la campagna antincendio, ma non viviamo nel far west, non vi è ragione dunque del porto esclusivo dell’arma lunga“.

I barracelli non sono volontari, per questo motivo chiedono un trattamento economico in linea con il servizio che svolgono e non i 62 centesimi di contributo orario, considerato scoraggiante e umiliante.

“È innegabile, l’attività che i barracelli svolgono è paragonabile alla forma di lavoro di tipo subordinato, a questo si aggiunge la mancanza di una contrattazione collettiva per l’impiego e di tutte quelle tutele assistenziali e previdenziali minime riservate al personale che svolge le predette mansioni“, conclude.

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