Come è cambiata la scuola con il coronavirus.
C’era un tempo in cui studiare a casa era la normalità, almeno per i più facoltosi. Poi sono arrivate le scuole che diventano luogo di formazione, aggregazione e costruzione del Sé. Un luogo in cui lo studente sviluppa la propria capacità di apprendimento, il proprio pensiero e imparara ad interagire intraprendendo uno sorta di convivenza forzata con gli altri discenti.
Tuttavia, dallo scorso marzo, a causa dell’emergenza da Coronavirus, la scuola ha subito una sorta di battuta d’arresto. La normalità ha smesso di esistere. Il suono della campanella, le lezioni, le risate e i compiti in classe sono stati sostituiti da una lucina, quella della videocamera. Si apprende restando seduti davanti la scrivania della propria camera, a letto, o in altro luogo della propria casa.
Quelle dinamiche che rendevano piacevole le ore trascorse sui libri smettono di esistere. Il frastuono delle aule è stato sostituito con frasi ormai tipiche: “Prof non la vedo”, “Prof, mi sente?”, “Prof è andata via la linea”.
Verso una nuova didattica sulla falsariga delle università online
Prima di affrontare le conseguenze negative della DAD sugli studenti, è necessario fare una breve premessa. Se nella scuola la presenza è fondamentale ma ostacolata dal Covid, per le università questa metodologia e-learning potrebbe essere la soluzione di molti mali, ed invece ci si ritrova troppo ancorati a metodologie tradizionali e poco innovative. Un disagio causato dalla mancanza di strumenti e infrastrutture adatte.
Insomma, il virus ha fatto emergere non solo i limiti del nostro sistema sanitario ma anche scolastico e universitario. Eppure c’è chi ha continuato a navigare in acque tranquille. È il caso dell’ateneo Unicusano, una delle migliori università online italiane che da sempre combina la metodologia e-learning con quella tradizionale, svolgendo la propria didattica senza sortire alcun effetto o disagio sugli studenti.
Ma come stanno reagendo gli studenti? Quali effetti psicologici si stanno verificando sul singolo alunno?
Per comprendere le reali conseguenze di questa emergenza sul piano degli effetti psicologici ed emotivi, è possibile richiamare la Microsoft Italia che, in collaborazione con PerLAB e Wattajob hanno realizzato un report dal titolo “Emotion Revolution: Emozioni e Didattica a Distanza durante l’emergenza Covid-19”. Si tratta di un documento in cui vengono analizzati gli effetti psicologici della tecnologia durante il lockdown.
Una delle difficoltà maggiori sono state le distrazioni causate dall’ambiente familiare. Ma non solo, sembra che gli studenti abbiano fatto registrare elevati livelli di stanchezza, stress, senso di frustrazione causati da un generale senso di noia, solitudine e confusione. Reo sicuramente l’inesperienza del docente con la tecnologia che gli ha quasi sempre impedito di creare lezioni coinvolgenti. L’isolamento sociale è il motore di queste emozioni e di un malessere generalizzato da cui, si spera, gli studenti riusciranno a prenderne le distanze.
Per queste ragioni la didattica a distanza non
può sostituirsi alla didattica in presenza. C’è un sentire generale che si
focalizza sulla necessità di ripensare la didattica a distanza per poter essere
integrata in modo permanente con quella tradizionale. Pertanto il modello
sviluppato dalla Niccolò Cusano diventa una sorta di manifesto a cui ispirarsi.