Gianfranco Pala fu simbolo dell’antimafia.
Gianfranco Pala non c’è più. L’uomo, scomparso a soli 65 anni al Policlinico di Monserrato, è stato un simbolo per la lotta alle mafie. Ha svolto una vita professionale all’amministrazione penitenziaria, riaprendo nel 1991 il carcere dell’Asinara per ospitare 250 capimafia come Totò Riina, Leoluca Bagarella e Francesco Schiavone.
Dopo la direzione nel 1989 di Badu ‘e Carros, a Nuoro. Dal ’91 attrezzò il 41 bis a Fornelli che dal 1992 i peggiori capi della mafia degli anni Ottanta e Novanta. Dopo quel periodo guidò il Buoncammino a Cagliari e poi, nel 2014, gestì il trasferimento del penitenziario a Uta. La sua vita professionale negli storici carceri sardi è molto nota, così come il suo ruolo nel volontariato. Ciò consentì ai detenuti di avere una vita più facile all’interno dei penitenziari in cui erano reclusi.
Gianfranco Pala è ricordato come un uomo empatico e molto sensibile, soprattutto privo di pregiudizi. Per lui tutti erano uguali a prescindere dalla loro condizione di detenuto. Fu presidente regionale della Federazione pugilistica italiana e fino agli ultimi giorni della sua vita ha girato tutta l’Isola per partecipare a tutte le manifestazioni di boxe, una delle sue grandi passioni. Anche per il pugilato sardo è un giorno di lutto.