Insulti social all’ex assessore Sassu, polemica a Sassari

Insulti social all'ex assessore Antonello Sassu, polemica a Sassari

Gli insulti all’ex assessore e consigliere Antonello Sassu di Sassari.

A Sassari è polemica in seguito alla pubblicazione di un post offensivo rivolto all’ex assessore e consigliere comunale Antonello Sassu. Antonio Abdel Nur Canu ha espresso nel suo messaggio insulti pesanti, arrivando persino ad augurare al politico la morte per avvelenamento. In risposta alla vicenda, il presidente del Consiglio comunale, Mario Pingerna, ha espresso senza esitazione la sua solidarietà nei confronti di Sassu, sottolineando l’inaccettabilità di tali atteggiamenti. Di segno diverso è stata invece la reazione del sindaco Giuseppe Mascia, il quale ha inizialmente manifestato un’apparente approvazione del contenuto tramite un “like” al post incriminato, salvo poi rimuoverlo poco dopo, alimentando ulteriori discussioni sulla posizione ufficiale dell’amministrazione riguardo all’accaduto.

Le parole del post scritto da Antonio Abdel Nur Canu.

“Vomitevole, vergognoso, menzognero e infame intervento del consigliere comunale Sassu durante il dibattito sulla Palestina. Qualcuno, qualche ‘compagno’ va a braccetto con questa merda. Con bastardi così non si beve neanche un caffè. Se non per offrirgliene uno come quello di Sindona“.

La solidarietà del presidente del Consiglio comunale di Sassari.

Il presidente del Consiglio comunale di Sassari, Mario Pingerna, è intervenuto con fermezza, condannando gli attacchi personali e rilanciando il confronto politico come unico terreno legittimo per il dibattito pubblico. “In merito a un attacco verbale rivolto a un consigliere comunale sui social network, in qualità di presidente del Consiglio comunale di Sassari, sento il dovere di esprimere ferma condanna per le gravi e offensive affermazioni apparse sui social network nei confronti del consigliere comunale – ha commentato Pingerna -. Espressioni come ‘vomitevole’, ‘vergognoso’, ‘infame’, ‘merda’, ‘bastardi’, accompagnate da riferimenti allusivi e minacciosi come l’offrire un caffè come quello di Sindona, oltrepassano ogni limite del confronto democratico e rappresentano un attacco non solo alla persona, ma alla funzione istituzionale che il consigliere esercita per mandato elettivo”.

“Il Consiglio comunale è il luogo del confronto libero, anche acceso, delle idee, ma deve rimanere sempre ancorato al rispetto reciproco. La libertà di parola, garantita a ogni consigliere dall’articolo 43 del Testo Unico degli Enti Locali, non può essere intimidita da violenze verbali, insulti o allusioni cariche di odio – ha proseguito Pingerna -. Esprimo quindi piena solidarietà al consigliere oggetto dell’aggressione e invito tutti, forze politiche, cittadini e utenti dei social, a mantenere un livello di civiltà e rispetto degno della nostra comunità e delle istituzioni che la rappresentano. Chi pensa di indebolire il dibattito politico con la violenza del linguaggio dimostra solo di temere la forza delle idee e del confronto democratico”.

La replica del consigliere comunale Antonello Sassu.

“Recentemente, per un mio intervento al Palazzo Ducale, sono stato oggetto di offese volgari dopo aver espresso la mia opinione. Un episodio ignobile, che dovrebbe indignare chiunque creda nei valori del rispetto e del confronto democratico. Ma ciò che desta ancor più preoccupazione è il silenzio che ha seguito quell’episodio. Nessuna presa di distanza, nessuna condanna netta da parte di chi avrebbe il dovere morale e politico di intervenire. Anzi i ‘like’ alle offese sono arrivati anche da chi quelle istituzioni dovrebbe tutelarle e difenderle come presidio di democrazia. Un silenzio che pesa più delle parole stesse, perché diventa complicità”, commenta Antonello Sassu.

Il consigliere comunale si riferisce al sindaco Giuseppe Mascia, che ha inizialmente apprezzato con un “Mi piace” il post offensivo di Antonio Abdel Nur Canu, salvo poi rimuoverlo dopo alcune ore. “Tacere davanti alla volgarità significa legittimarla. Significa accettare, anche passivamente, che la dialettica politica venga soppiantata dalla sopraffazione verbale, che la dignità di una persona possa essere calpestata senza conseguenze, e che il dissenso non sia più un valore, ma un bersaglio. E se questa è la deriva che stiamo accettando, allora stiamo tradendo le istituzioni che diciamo di rappresentare. Chi resta in silenzio, soprattutto se siede in un’aula consiliare, dimentica che non si rappresenta solo sé stesso, ma una comunità intera. Dimentica che ogni volta che si volta lo sguardo davanti a un’ingiustizia, si scava un solco più profondo tra la politica e i cittadini. Il rispetto non è un’opinione, è un prerequisito”.

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