Ittiri e Ossi partecipano a Monumenti Aperti, cosa visitare e quando

Monumenti Aperti a Ossi e Ittiri il 18 e il 19 maggio.

Ci saranno anche Ittiri e Ossi, sabato 18 e domenica 19 maggio, fra i Comuni che partecipano a Monumenti Aperti. Organizzata e coordinata a livello regionale e nazionale dall’associazione Imago Mundi OdV, quest’anno Monumenti Aperti farà tappa in 78 Comuni: lungo cinque fine settimana dal 4 maggio al 2 giugno e in una seconda parte dal 12 al 27 ottobre.

La tranche autunnale, che verrà chiusa da Cagliari, partirà il 12 ottobre a Bitonto e nel weekend successivo approderà a Ferrara e nelle undici amministrazioni locali che compongono l’Unione dei Comuni dell’Alta Gallura. Spazi per i sogni è il tema di questa edizione.

L’idea è proporre e sostenere la necessità (e la capacità delle comunità) di creare spazi, fisici e virtuali, per il perseguimento e la realizzazione di sogni, siano essi già concretizzati – quindi memoria – che da realizzare – quindi evoluzione/futuro.

Ittiri.

Il sindaco di Ittiri Antonio Sau spiega il motivo del gemellaggio: “Il Comune di Ittiri partecipa anche
quest’anno alla manifestazione Monumenti Aperti e questa volta lo fa creando un gemellaggio con il
Comune di Ossi. Questa soluzione nasce per mettere in rete un territorio che ha molte caratteristiche in
comune sia dal punto di vista economico, sia da quello sociale e culturale. Infatti, i due Comuni sono
confinanti e hanno territori di grande bellezza dal punto di vista naturalistico, archeologico e architettonico che, proposti seguendo tematiche scelte per momenti storici possono dare molteplici risposte a chi verrà a visitare i nostri patrimoni nei giorni di Monumenti Aperti”.

Cosa vedere a Ittiri.

Ittiri apre al pubblico 9 monumenti grazie alla collaborazione dell’Istituto comprensivo di Ittiri e
dell’associazione culturale Itifallico.

La Biblioteca provinciale francescana di San Pietro di Silki, all’interno di un edificio storico costruito tra il
1610 e il 1707, ulteriormente restaurato in questi ultimi anni. Ancora oggi all’interno sono visibili le grandi
arcate che formavano il chiostro mentre sulle pareti sono sistemati gli scaffali con i tanti libri consultabili. Il corpus librario è uno scrigno di inestimabili tesori di carta: ottantamila volumi, fra i quali circa 114
cinquecentine (al momento non visibili al pubblico), volumi del Seicento e del Settecento. Ma anche tanti i libri dell’Ottocento e quelli più moderni.

La Chiesa di Nostra Signora di Monserrato, di cui si ha notizia a partire dal XVII secolo anche se si suppone una fase costruttiva anteriore. All’interno della chiesa sono degni di nota una grande croce lignea proveniente dalla chiesa di Santa Croce, non più esistente perché distrutta negli anni del fascismo, e una statua di buona fattura della Madonna con il Bambino. La chiesa era sede nel 1600 della confraternita penitenziale di Monserrato: i confratelli, vestiti con il saio, partecipavano alla processione e ai riti suggestivi della Settimana Santa.

La Chiesa di San Pietro in Vincoli, la prima parrocchia del paese, sorge nell’antico rione di S’Ulumu. Le
prime notizie sulla chiesa risalgono al 1553, anno della visita pastorale dell’Arcivescovo di Sassari Salvator Alepus alla villa di “Itari de Canedo”. Dalla seconda metà dell’Ottocento e in tempi successivi,
ripetutamente, è stato necessario intervenire con opere di manutenzione e di restauro che impegnarono le maestranze locali in importanti lavori per risanare lo stato di degrado dell’edificio. L’attuale facciata in
trachite è opera del rifacimento avviato nel 1881 su progetto dell’architetto Salvatore Calvia di Mores.

La Chiesa del Carmelo, edificata all’inizio del XVII secolo, presenta un’unica navata con volta a botte
sorretta da tre arcate e abside di pianta quadrangolare. La chiesa ha una pianta rettangolare, l’intera
facciata bianca dal colore della pietra calcarea con la quale è stata costruita presenta inferiormente una
serie di lesene, suddivise dal portoncino d’ingresso, segnato da due colonne con capitelli corinzi.
La Chiesa di San Giovanni è una chiesetta campestre. Non si hanno date certe sulla sua data di costruzione, ma esisteva già nel 1698. Presenta una sola navata e il presbiterio è spostato sulla destra per lasciare spazio alla sagrestia. L’edificio ha dato il nome a tutta la zona circostante.

L’Ospedale – parte storica è intitolato al colonnello Giovanni Andrea Alivesi, che comandava il
sessantesimo reggimento nel campo di Gazzuolo, vicino a Mantova, il quale nel 1866 fece testamento a
favore del Comune per la fondazione di un «ospedale di carità». La costruzione dell’Ospedale di Carità a lui intitolato si concluse nei primi anni del Novecento. Si tratta di un’opera di pregevole fattura, con una ricca facciata caratterizzata dalla bicromia trachite rossa (pedra rugia) e grigia (pedra cana), espressione del lavoro e della perizia degli artigiani locali della pietra. Sopra il portale di accesso è presente un’epigrafe – MVNIFICENTIA PIISSIMI VIRI – in ricordo del suo benefattore Alivesi. Il Monumento ai Caduti, inglobato nel campanile della chiesa di San Francesco, venne realizzato nel 1932 in seguito al crollo della facciata e del campanile preesistenti, distrutti presumibilmente da un fulmine o da una tromba d’aria, con la partecipazione del Comune che ne ottenne la dedica ai Caduti della “Grande Guerra”.

L’opera fu eseguita dai capomastri ittiresi Andrea Solinas, Luigi Cau, Giovanni Deriu e dai fratelli Diego e Battista Cau; scalpellini furono Antonio Casiddu, Antonio Francesco Foddai, Giuseppe Farris, Giommaria Cau e Antonio Tavera; il cancello di ferro, posto a protezione della cappella dedicata ai caduti, fu invece forgiato da Diego Mele con il figlio Felice e Giuseppe Carta. Casa Pes – Scanu (visitabile sabato e domenica dalle 17 alle 20), costruita nella seconda metà degli anni ’40, contiene tutte le caratteristiche dell’architettura tradizionale ittirese di una famiglia di proprietari terrieri di quell’epoca. Nei soffitti sono presenti le pitture murarie in stile Liberty del Pittore Dessena, che tra gli anni ‘40 e ‘50 realizzò molte opere simili in paese. Oltre ai motivi floreali sono presenti pitture di rondini, raro esempio della presenza di animali nelle pitture di quegli anni.

La cantina contiene gli antichi attrezzi dell’arte agro-pastorale, nel cortile sono presenti i ricoveri degli animali e il lavatoio in pietra. L’abitazione sarà la cornice perfetta per la casa della sposa durante l’iniziativa Manos de Fainas pro s’affidu, che riproporrà il rito del Fidanzamento “Su Coju” negli anni ‘50. Sarà un’occasione unica per immergersi nella cultura e nelle tradizioni di un tempo passato, scoprendo la bellezza e l’autenticità di questa preziosa dimora storica.

Il Museo Liliana Cano (visitabile sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 20) nasce nel 2023 con l’inaugurazione della struttura. La Collezione permanente è formata da circa 90 opere con tematica
perlopiù religiosa, anche se la mission del museo ha altri obbiettivi, tra i quali la realizzazione di
programmazioni in cui si potranno ospitare altre opere della pittrice, ma anche opere e mostre di altri
artisti contemporanei che praticano differenti linguaggi.

Quando visitare i monumenti di Ittiri.

I monumenti di Ittiri saranno visitabili gratuitamente sabato dalle 16.30 alle 19.30 e domenica dalle 10 alle
13 e dalle 16:30 alle 20. Le visite alla chiesa saranno sospese durante le funzioni religiose. Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. È facoltà dei responsabili della manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le visite ai monumenti. In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso. Per ulteriori informazioni: tel. 079 445217 – Comune di Ittiri.

I monumenti di Ossi.

Il sindaco di Ossi Pasquale Lubinu: “Conoscere sé stessi significa conoscere la storia, ritornare indietro nel tempo e immaginarsi in un passato lontano. Aiuta ad arricchire quel senso di appartenenza che ad un certo punto della vita, tutti sentiamo l’esigenza di avere. La cultura e la tradizione si presentano, infatti, come carta d’identità che fonda le proprie radici nella sua terra e decide di amarla e proteggerla sempre”.

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