Da Ossi l’idea destinata a cambiare il mercato dile internazionale.
Dopo anni di ricerca e un lungo percorso di validazione, la startup Milk Brick, fondata a Ossi da Giangavino Muresu nel 2017, è pronta a lanciare sul mercato edile internazionale il primo calcestruzzo al mondo a impatto idrico zero. Realizzato riutilizzando gli scarti della lavorazione del latte.
L’intuizione risale al 2011, quando Muresu – imprenditore e industrial designer originario di Ossi – ha individuato un’alternativa all’acqua nella produzione del calcestruzzo. Ogni metro cubo di calcestruzzo tradizionale, infatti, richiede circa 120 litri di acqua pura. L’idea di sostituirla con il siero di latte, sottoprodotto dell’industria casearia spesso considerato uno scarto, ha permesso di creare una miscela sostenibile, performante e rispettosa dell’ambiente.
Il progetto ha compiuto passi decisivi a partire dal 2019, quando la startup è stata selezionata tra oltre 600 imprese al Premio Gaetano Marzotto. Ottenendo un riconoscimento speciale da Italcementi. Da lì, grazie alla collaborazione con Calcestruzzi Spa – società del gruppo Heidelberg Materials – Milk Brick ha completato con successo la validazione industriale del prodotto nello stabilimento di Quartu Sant’Elena.
L’ingresso nel mercato è ora supportato da una partnership strategica con Argiolas Formaggi. Azienda leader dell’agroalimentare isolano, che ogni anno lavora oltre 20 milioni di litri di latte. L’accordo segna una svolta: per la prima volta al mondo un’industria casearia integra il proprio ciclo produttivo con quello edilizio, adottando un modello autentico di economia circolare.
Le partnership strategiche.
I “mattoni di latte”, oltre a garantire un impatto idrico nullo, presentano altri vantaggi: migliorano l’assorbimento di CO₂, potenziano la carbonatazione e offrono elevate prestazioni termoacustiche. Rispetto ai materiali tradizionali, sono più leggeri di circa 14 chilogrammi, resistenti e adatti all’edilizia sostenibile e al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici.
Attualmente in Italia si contano oltre 2.400 impianti di calcestruzzo; in Europa sono più di 15.000. In una intervista a La Nuova Sardegna, Muresu stima che, entro dieci anni, la tecnologia potrebbe essere adottata da almeno il 20% di questi stabilimenti. Aprendo la strada alla leadership nel settore dei materiali da costruzione ecocompatibili. La startup ha inoltre avviato Milk Concrete, una linea dedicata al calcestruzzo preconfezionato a impatto idrico zero, pensata per il mercato professionale. Parallelamente, ha lanciato un servizio di consulenza gratuita online rivolto a progettisti e consumatori. Fondamentale per la crescita è stato anche l’accordo con Cermal. L’impresa di Alghero specializzata nel prefabbricato in calcestruzzo, che avvierà la produzione dei blocchi Milk Brick per il mercato edilizio.
L’ultimo passo compiuto da Muresu riguarda la firma di un contratto esclusivo di distribuzione con Frem Group, attiva in Sardegna e Lombardia nella fornitura di materiali per l’edilizia e strutture metalliche. L’obiettivo finale è ambizioso: servire tutta la rete nazionale di rivenditori edili. Ma la rotta è tracciata. Dopo anni di attesa per completare l’iter autorizzativo e superare le difficoltà tecniche iniziali, Milk Brick punta ora a espandersi in Italia e all’estero. Promuovendo un’innovazione che nasce in Sardegna e punta a rivoluzionare il mercato internazionale delle costruzioni.