La vicenda del panettiere di Sassari ricostruita in aula.
La morte di un panettiere avvenuta nel 2018 nel laboratorio di una attività di Sassari è stata al centro di un procedimento durato anni, che si è concluso con l’assoluzione del titolare, accusato di omicidio colposo. L’uomo era deceduto a causa di un improvviso scompenso cardiaco mentre si trovava al lavoro. La Procura aveva aperto un’inchiesta per chiarire se le condizioni dell’ambiente potessero aver influito sul malore.
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Il dibattimento.
Nel corso del dibattimento sono stati ascoltati vari testimoni, tra cui un carabiniere intervenuto quel giorno e un tecnico dello Spresal. Quest’ultimo aveva segnalato alcune criticità legate all’impianto di aspirazione, ma la difesa aveva osservato che gli strumenti utilizzati non consentivano una misurazione precisa dell’effettiva efficienza dell’impianto. Era stata inoltre ricordata la prima perizia, eseguita pochi giorni dopo il decesso, che aveva certificato la conformità del laboratorio.
Successivamente era stato disposto un nuovo accertamento, effettuato a distanza di un anno, che aveva evidenziato dubbi sulle condizioni termiche dell’ambiente e sulle ore trascorse dal lavoratore in uno spazio ristretto. Il consulente aveva anche indicato un rendimento parziale del sistema di aspirazione della friggitrice.
Un ulteriore elemento emerso riguardava la mancata visita medica prevista circa un mese prima del decesso, poiché l’ultimo controllo risaliva al 2016. La parte civile aveva sostenuto che l’esame avrebbe potuto rilevare una sofferenza cardiaca preesistente.
La sentenza.
Al termine del processo, il giudice ha stabilito che non sussistevano responsabilità penali a carico del titolare. La ricostruzione basata sulla prima consulenza, ritenuta più attendibile perché svolta nell’immediatezza dei fatti, è stata considerata decisiva per l’assoluzione.





