Resta l’allarme siccità insieme alle reti colabrodo a Sassari.
Sassari registra livelli di spreco d’acqua tra i più alti d’Italia, mentre l’intera Sardegna si trova a fare i conti con una siccità che mette a rischio territori, comunità e imprese. La scarsità di precipitazioni e le perdite idriche minacciano infatti oltre 6mila attività produttive dell’Isola, che impiegano più di 20mila lavoratori, rendendo evidente la vulnerabilità dell’approvvigionamento e la necessità di un intervento urgente sulle infrastrutture.
Secondo Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, la combinazione tra cambiamenti climatici, temperature elevate e piogge insufficienti sta causando problemi seri e crescenti al sistema produttivo. “Il forte impatto del climate change già da parecchi anni sta creando seri problemi a tutto il nostro territorio e alle imprese, e sempre più ne potrà crearne in futuro se non continuiamo la ciclopica opera di ammodernamento delle infrastrutture idriche, che dovrà andare di pari passo sia con la corretta gestione dell’acqua da parte di tutti, sia con la tutela dell’ambiente. È uno sforzo che dobbiamo compiere insieme: Istituzioni, aziende e cittadini”, ha spiegato Meloni, sottolineando come molte amministrazioni comunali siano già state costrette a razionare l’erogazione idrica.
L’analisi di Confartigianato, basata sull’indicatore Istat 2024 sull’intensità d’uso dell’acqua, mostra come l’Isola conti 2.137 imprese manifatturiere idro-esigenti, di cui 1.493 artigiane, che operano nei settori “water intensive” e consumano quasi il 36,3% dell’acqua disponibile. I comparti più assetati sono quello estrattivo, tessile, petrolchimico, farmaceutico, gomma e materie plastiche, vetro, ceramica, cemento, carta e metalli. Complessivamente, queste attività impiegano 11.904 addetti, di cui quasi 4mila artigiani. A queste vanno aggiunti i servizi alla persona, come lavanderie, parrucchieri ed estetisti, che consumano acqua in quantità superiori a una famiglia media, coinvolgendo altre 4mila imprese con 8.500 dipendenti.
La siccità ha inciso anche sulla regolarità della fornitura nelle aree turistiche, mentre l’inefficienza delle reti idriche alimenta ulteriormente il problema. Ogni giorno, in Sardegna, vengono immessi 129 milioni di metri cubi di acqua nelle reti, ma oltre la metà, il 52,8%, viene dispersa, contro una media nazionale del 42,4%. Sassari detiene il primato tra i capoluoghi sardi con il 63,4% di perdite, seguita da Oristano (60,4%), Nuoro (55,1%) e Cagliari (53,5%), mentre Carbonia si distingue come città più virtuosa con solo il 21,7% di acqua dispersa.
“Noi piccoli imprenditori siamo fortemente interessati al tema della corretta gestione idrica – continua Meloni – dato che, per quanto riguarda l’approvvigionamento dell’acqua utilizzata nei processi produttivi, le imprese con meno di cinque addetti utilizzano nella maggior parte dei casi acqua della rete pubblica per uso civile mentre le imprese medie e grandi si servono di specifici sistemi di auto approvvigionamento o utilizzano acqua che proviene da infrastrutture a servizio di nuclei e aree industriali. Per questo insistiamo sulla necessità di investimenti per ridurre la dispersione della risorsa idrica a causa delle cattive condizioni delle infrastrutture. In Sardegna, come è noto, quasi il 50% dell’acqua immessa nella rete, pari a oltre 25 milioni di metri cubi, non arriva nei rubinetti dei sardi”.
La scarsità d’acqua non rappresenta solo un problema locale o settoriale. Incide sul fabbisogno civile, agricolo e industriale e sulla produzione di energia idroelettrica, componente fondamentale del mix energetico nazionale e leva per la transizione ecologica. Secondo il bilancio di Terna, nei primi sette mesi del 2025 la produzione idroelettrica, concentrata al Nord, è calata del 22,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pur restando superiore ai livelli di crisi del 2022 e del 2023.
Meloni invita a riflettere sulle strategie da adottare, puntando a investimenti infrastrutturali e a un uso più responsabile dell’acqua, anche attraverso il ricorso ai fondi europei: “È il momento giusto per riflettere sulle azioni da compiere e per continuare a programmare e progettare per non farci trovare impreparati anche nel futuro di fronte al sempre più probabile perdurare di assenza di precipitazioni. Emergenze come queste, purtroppo, saranno sempre più frequenti, e dobbiamo fare di tutto affinché territori, imprese e cittadini non vadano in difficoltà perché viene a mancare il bene materiale più prezioso: l’acqua”.





