Troppe violenze e poche tutele, anche a Sassari.
La violenza contro le donne è in crescita, anche a Sassari. Se oltre 6,4 milioni di italiane hanno dichiarato di averla subita, anche nella provincia la reticenza nella denuncia di abusi legati al genere è calata. Se nel corso del 2024 circa 578 donne hanno sporto denuncia presso i carabinieri di Sassari, mentre nei primi mesi del 2025 il dato è ancora più elevato, considerando che l’anno non è ancora concluso.
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Sono state 501 le donne che si sono rivolte ai Comandi dell’Arma della provincia per ricevere assistenza e sostegno. A fornire i dati sono gli stessi militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Sassari, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che cade oggi, 25 novembre.
In Sardegna il fenomeno è tutt’altro che assente, anzi. Lo scorso anno i femminicidi sono stati oltre sei, con un incremento di oltre il 200% rispetto allo scorso anno. Nel 2025 il numero delle donne uccise scende a due. Tuttavia, in proporzione alla popolazione resta un fenomeno allarmante, ovvero 0,76 casi ogni 100.000 abitanti. Ben oltre la media nazionale, che è di 0,35.
Poche tutele in Sardegna.
Nonostante questi drammatici numeri, la Sardegna è tra le regioni italiane con meno case rifugio. Soltanto cinque, ovvero solo 0,06 ogni 10mila donne. Un numero troppo basso per garantire alle donne la fuga da partner violenti quando questi non ottengono misure cautelari pronte ed efficaci in situazioni di alto rischio per la vita. Anche i centri antiviolenza sono insufficienti, soltanto 0,15 ogni 10mila donne. Questo spiega il contesto in cui avviene la violenza contro le donne.
A intervenire su questo è Fulvia Murru, Segretaria Generale della Uil Sardegna e Carla Meloni Segretaria Regionale con delega alle pari opportunità, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. La Uil Sardegna ha accolto l’invito del Difensore Civico della Regione Sardegna aderendo all’iniziativa “Posto Occupato”.
Sulle 6 donne uccise nel 2024 in Sardegna la Uil parla di “un dato che non ha bisogno di interpretazioni – sottolineano Murru e Meloni – e che conferma quanto la nostra Isola non sia immune al fenomeno. Le donne continuano a chiedere aiuto in territori dove i servizi sono fragili, le distanze ampie e le protezioni insufficienti”. La Uil Sardegna denuncia l’idea, ancora troppo diffusa, che i femminicidi siano “tragedie isolate” o “raptus improvvisi”.
“La verità – dichiarano Murru e Meloni – è che la violenza non esplode all’improvviso: cresce ogni giorno dentro un sistema che minimizza, giustifica e non interviene. Se una donna denuncia e non viene protetta, lo Stato ha fallito. Se una donna chiede aiuto e non trova risposte rapide, la società è complice”.
La Uil Sardegna chiede interventi immediati e coordinati su ogni denuncia; aumento delle case rifugio e del personale specializzato; finanziamenti stabili ai centri antiviolenza; pene certe e tempi rapidi nei procedimenti giudiziari; sostegno economico e autonomia per le donne che trovano il coraggio di denunciare e fuggire dalla violenza; formazione obbligatoria nelle scuole e nei luoghi di lavoro. “Il 25 novembre non deve servire a ricordare le donne che abbiamo perso – precisano Murru e Meloni -, ma a impedire che altre perdano la vita. Basta parole, basta fiori, basta commemorazioni sterili. Serve agire. Adesso”.
La Uil Sardegna aderisce alla campagna “Posto Occupato”, con la sedia arancione simbolo della giornata e i due cartelloni con lo slogan scelto dalla Uil per il 25 novembre. “Il silenzio degli uomini è la voce della violenza”. Accanto alla sedia ci sarà un libro in cui lasciare il proprio pensiero, in cui condividere la propria riflessione per spezzare definitivamente il silenzio affinché nessuna donna rimanga più sola.
Foto di archivio




