A Sassari la raccolta firme in piazza Castello per dire no al Green Pass

Quasi cinquecento firme, raccolte ieri in piazza Castello a Sassari, contro il green pass.

Quasi cinquecento firme per la petizione, organizzata ieri in piazza Castello a Sassari da Italexit per dire No al green pass. “Sono venuti in tanti – afferma una delle promotrici dell’evento – e di ogni categoria lavorativa. Dai dirigenti scolastici ai funzionari statali, dalle casalinghe al personale sanitario”. Al variegato orizzonte professionale dei firmatari corrisponde una sostanziale unità di pensiero sulla certificazione verde: “E’ un attentato alla libertà personale – denuncia una libera professionista – . Passo dopo passo stanno introducendo sempre più restrizioni e, se continua così, faremo la fine della rana bollita”.

La metafora dell’anfibio, spesso raccontata dal filosofo americano Noam Chomsky, che accetta passivamente tutto fino alla morte ritorna con frequenza tra i presenti insieme alle accuse al governo. “Il green pass – dichiara un avvocato – è l’ennesimo abuso dopo i dpcm che, da atti amministrativi sono diventati, in modo incostituzionale, leggi a tutti gli effetti”.

L’altra bestia nera risponde al nome di Roberto Burioni, virologo dal grande impatto mediatico: “Ha twittato – continua il legale – che i non vaccinati dovranno stare rintanati a casa come sorci. È un atto aggressivo che, oltretutto, ci espone alle ritorsioni di qualche pazzo”. Dalla profilassi il discorso si sposta sul versante occupazionale: “Dietro tutta questa storia del covid – sostiene un impiegato di banca – vedo la Cina. Tutto quello che perdiamo noi se lo prenderanno loro: risorse e professioni”.

Il timore di tanti riguarda poi, sempre sul tema, il mobbing sui posti di lavoro: “Nessuno mi ha ancora detto nulla in modo esplicito – testimonia un operaio di un’azienda del sassarese – ma mi si fa pesare il non essere vaccinato”. Soprattutto sarebbe il corpo insegnante ad essere soggetto, secondo alcuni, a diverse pressioni per sottoporsi all’inoculazione. “Serve sempre un capro espiatorio”, interviene un’impiegata statale, “prima erano i ragazzi che diffondevano i contagi. Ora stanno mettendo nel mirino i docenti”. Ritornando al green pass, proprio un insegnante lo ritiene “l’anticamera del nazismo”: “Vogliono segregarci come facevano loro”.

E dal certificato si passa ai presunti pericoli del vaccino: “Ti sei fatto iniettare il siero?”, domanda uno dei presenti. “Preparati. È una terapia genica e avrai alla lunga delle reazioni avverse”. Intanto la piazza si svuota ma, a quanto è dato sapere, l’onda montante di rifiuto del pass non si arresterà. In arrivo infatti altre manifestazioni e gesti di ribellione come quello di Giovanni Nurra e del ristorante Montecristo dove non si chiederà il certificato a chi vuole consumare all’interno del locale.

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