Il processo sul rapimento di Titti Pinna.
Un silenzio carico di tensione ha accolto ieri mattina la testimonianza di Giovanni Battista “Titti” Pinna nell’aula della Corte d’assise di Sassari, dove prosegue il quarto processo per il rapimento subito. L’allevatore di Bonorva ha ripercorso davanti ai giudici popolari e alla Corte presieduta da Giancosimo Mura gli otto mesi di prigionia che hanno segnato la sua vita, tra ricordi drammatici e momenti di grande angoscia.
Pinna ha raccontato l’agguato del 19 settembre 2006, il calcio della pistola che gli fratturò il naso, l’incaprettamento nel portabagagli della sua auto e il trasferimento a Sedilo, dove rimase legato per mesi con una catena al collo. Ha descritto le giornate trascorse contando i pasti e pregando, fino al momento della fuga e del contatto con la sua famiglia. La sua testimonianza si è intrecciata con le domande del pubblico ministero e dei legali dell’imprenditore di Nulvi Michele Piredda, imputato di concorso per aver messo a disposizione un veicolo usato dai rapitori.
L’udienza ha visto anche la deposizione dell’ispettore Pier Giuseppe Foddai, presente durante le indagini del 2006. Per altri protagonisti del rapimento le condanne sono già definitive. La giornata in aula si è conclusa con la decisione di aggiornare il processo al 21 ottobre.