La realtà virtuale in aiuto della cultura in Sardegna al tempo del coronavirus

Una tecnologia che sta prendendo sempre più piede.

In questo periodo si assiste a una decisa spinta della tecnologia di realtà virtuale, o VR, in contesti museali o più genericamente culturali. È un numero sempre crescente quello di istituzioni del settore, anche di primissimo piano, che decidono di proporre un tour digitale del loro patrimonio culturale: la fruizione può essere svolta sia in remoto sia in loco, e può essere totalmente sostitutiva di un tour “fisico” o più semplicemente accompagnarlo e arricchirlo di elementi resi disponibili grazie alle peculiarità della tecnologia utilizzata.

Se in tutto il mondo, fra i tanti musei, sono previste possibilità simili da nomi come il Louvre o, in Italia, i Musei Vaticani e il Museo Egizio di Torino, la Sardegna sembra essere in piena sintonia con la direzione presa dal mondo culturale. In che modo la realtà virtuale può arricchire l’offerta culturale? Il sistema della realtà virtuale trova oggi probabilmente il suo naturale sbocco nella cultura, dopo aver particolarmente prosperato nel mondo videoludico. Proprio dal mondo del videogioco possono venire alcuni spunti su cosa aspettarsi dal VR culturale. I sistemi di realtà virtuale, intesi come “aggiunte” alla fruizione di un gioco fisico o meno, sono una sfida con la quale il mondo del videogioco si cimenta da decenni, ossia quando si ebbero le prime intuizioni che portarono ad accoppiare gioco e ulteriori stimoli sensoriali come il famoso Sensorama.

È stato proprio il videogaming a fornire un terreno fertile alla realtà virtuale, nel quale questa ha potuto prosperare per evolversi e raggiungere i livelli che oggi si configurano come un salto nel futuro a tutti gli effetti. Il livello raggiunto ha permesso alla tecnologia in questione di essere impiegata con profitto in vari altri campi, anche sotto forma di realtà aumentata.

Alcune case automobilistiche hanno in sviluppo sistemi che consentano di proiettare le spie e gli indicatori fondamentali direttamente su un’area periferica del parabrezza, in maniera che possano essere immediatamente consultabili senza dover distogliere lo sguardo dalla strada. Anche in ambito sanitario ci sono alcune interessanti applicazioni, come uno scanner in grado di “proiettare” il sistema circolatorio del paziente in maniera da consentire al personale medico di conoscere con esattezza, per esempio, il punto migliore per un prelievo. Nell’ambito dello shopping, infine, si può fare l’esempio di camerini che prevedono superfici riflettenti interattive, grazie alle quali poter verificare i capi disponibili, le taglie, i colori e così via, con spazio per possibili evoluzioni che concedano, anche da app, di poter “provare” un vestito senza doverlo fisicamente indossare.

Considerando i presupposti, dunque, l’idea che la tecnologia VR possa fornire un valore aggiunto all’offerta culturale è senz’altro molto concreta. È proprio in questa direzione che ha deciso di investire il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari con il progetto Sardegna Virtual Archaeology, ossia un progetto volto ad arricchire l’offerta proposta dal museo sfruttando delle schede multimediali ricche di ricostruzioni 3D, planimetrie e tour virtuali. Al Museo stesso è presente una postazione apposita liberamente fruibile da tutti i visitatori. Molte altre realtà dell’isola sono impegnate nello sfruttare le potenzialità della realtà virtuale per approntare sistemi che, a metà strada fra videogioco e divulgazione vera e propria, consentano un’esplorazione interattiva del patrimonio culturale.

La stretta collaborazione fra storici e archeologi da un lato, e operatori digitali dall’altro, ha già portato a ricostruzioni virtuali di vari scenari quali Sulki, Su Nuraxi e il complesso archeologico Sa Mandra Manna, nel comune di Tula. Proprio quest’ultimo lavoro offre lo spunto per riflettere su quali possano essere i benefici che la realtà virtuale potrebbe essere in grado di dare alle realtà culturali: da tali benefici la Sardegna, per la sua storia, avrebbe sicuramente diversi vantaggi da ottenere.

La collaborazione fra, da un lato, VR e videogioco, e dall’altro siti archeologici o musei, lascia intravedere potenzialità nuove: tour interattivi e possibilità di rivolgersi a innumerevoli fasce d’età sono solo alcune fra le conseguenze più facilmente prevedibili. Il settore turistico è fra i settori che si prevede vedranno i progressi maggiori grazie esattamente alle tecnologie di realtà virtuale e aumentata: sotto questo punto di vista, il turismo culturale non è sicuramente da meno, e la direzione presa sembrerebbe essere quella giusta.

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