“Ritirare le Chiavi della Città a Francesca Albanese”, la protesta a Sassari

Francesca Albanese

Il ritiro della Chiavi della Città di Sassari a Francesca Albanese.

L’opposizione del Consiglio comunale di Sassari solleva la questione della revoca del conferimento delle Chiavi della Città a Francesca Albanese, decisione approvata lo scorso settembre. La richiesta arriva dopo alcune dichiarazioni infelici dalla stessa Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati.

“Mi auguro che abbia un ripensamento il sindaco Mascia e la maggioranza, che ci ha imposto con prepotenza e arroganza questa mozione per soli fini ideologici e di contrapposizione con il governo Meloni”, ha commentato Roberto Cadeddu, consigliere comunale di Fratelli d’Italia.

La mozione originaria era stata promossa dai consiglieri del Partito Democratico Stefano Manai e Anna Paola Rubattu, con l’intento di riconoscere l’impegno internazionale della Albanese e il ruolo che ricopre nell’ambito dei diritti umani. Con il passare dei mesi, tuttavia, le sue parole hanno suscitato critiche tra i membri dell’opposizione, che ritengono necessario riconsiderare il conferimento e valutare se mantenere o meno l’onorificenza simbolica.

“La maggioranza che governa la città ha votato compatta per consegnare le Chiavi della Città a Francesca Albanese. Il tutto ignorando che non è un gesto qualsiasi: è un atto simbolico, istituzionale, fatto per unire. Qui invece è stato trasformato in un trofeo ideologico, in un giocattolo politico da agitare contro l’opposizione cittadina, contro il governo nazionale e contro chiunque non condivida una certa narrazione internazionale – ha ripreso il consigliere comunale civico Antonello Sassu -. Oggi il Comune si trova con un’onorificenza diventata un boomerang. Le frasi di Albanese mettono in discussione la libertà di stampa proprio mentre Sassari vive problemi ben più concreti. Ora il Comune dovrebbe avere il coraggio di rimangiarsi la decisione. Non per moda politica, non per compiacere qualcuno, ma per dignità istituzionale”.

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