“A chi nega il coronavirus racconto i miei 15 giorni di dolore, preghiere e pensieri a Sassari”

L’esperienza di un paziente di Sassari.

“Febbre a 38-38,5, dolori in tutto il corpo e affaticamento, questi i primi sintomi. Ho resistito cinque giorni a casa, curandomi con la tachipirina, ma la febbre diminuiva per qualche ora, poi risaliva prepotentemente”. Roberto Gallisai è uno dei contagiati dal coronavirus a Sassari. Ha scelto di divulgare la sua storia di sofferenza per sensibilizzare tutti sul vero pericolo del Covid-19.

Dopo i primi giorni a casa si è deciso a chiamare il 118 ed è stato portato al pronto soccorso. Dopo una veloce visita è stato subito ricoverato. “Sono stato ricoverato il 16 ottobre presso il reparto malattie infettive dell’ospedale di Sassari, con febbre e insufficienza respiratoria acuta causata da polmonite interstiziale. Immediatamente sono stato messo sotto ossigeno, per due giorni, ma non è bastato”.

La situazione si è aggravata. “L’ossigenazione era ancora troppo bassa, e domenica mattina, dopo un incontro con don Paolo, il cappellano delle cliniche, i medici hanno ritenuto di farmi indossare il casco CPAP, che ho tenuto per 4 giorni. Questo casco produce un rumore assordante, a malapena riuscivo a sentire al telefono mia moglie e i miei figli, che ho cercato di rassicurare inviandogli una foto col casco indosso. Inoltre, provoca un bruciore costante agli occhi, tanto da doverli tenere quasi sempre chiusi“.


Un tunnel senza fine. “Giorni terribili che ricorderò per tutta la vita. Disperazione, preoccupazione e il pensiero di poter non rivedere più la mia famiglia, dato che il mio quadro clinico era critico. Tutti gli operatori, oss infermieri e dottori che entravano in stanza avevano una parola di conforto e una carezza per cercare di risollevare il mio umore e darmi la forza di combattere questo male”, prosegue.

Poi finalmente le cure fanno effetto. “Dopo 4 giorni di casco, la situazione clinica si è evoluta positivamente, il mio fisico ha reagito, è iniziata la discesa. Prima con l’ossigeno 24/24h, verificata la funzionalità dei polmoni, lentamente mi è stato ridotto l’ossigeno, finché ho iniziato a respirare in modo autonomo. Il brutto momento è passato”.

Roberto è stato dimesso il 29 ottobre alle ore 17 in discrete condizioni generali, saturazione a 99 e tampone Covid negativo. “Sono stati 15 giorni di preghiere, pensieri, ansia, solitudine. Ora è solo un brutto ricordo. Mi servirà solo qualche giorno per riprendere un po’ di forze, per continuare a vivere, vivere la mia famiglia, gli amici e tutti quelli che mi sono stati vicino. Il Covid esiste, usiamo la mascherina“, conclude.

Condividi l'articolo