Centro storico, migranti e Ztl, l’onorevole di Fdi Deidda: “Le nostre idee per il futuro di Sassari”

Il deputato di Fratelli d’Italia Deidda.

Salvatore Deidda è l’unico deputato a rappresentare la Sardegna per Fratelli d’Italia. Segretario regionale in Sardegna del partito guidato da Giorgia Meloni, è stato eletto per la prima volta alla Camera dei deputati nella circoscrizione Sardegna alle elezioni politiche del 2018 del 4 marzo.

Onorevole, alcune settimane fa il premier Conte ha visitato Cagliari. Ancora una volta il grande escluso sembra il nord Sardegna: nessuna tappa a Sassari ed Olbia. È così?

“Diciamo che è stata una visita inusuale. Prima di tutto perché anche nei confronti del presidente della Regione e del sindaco della città metropolitana di Cagliari ha avuto un atteggiamento quantomeno curioso. Non ha comunicato o programmato incontri prima del tempo, gli ha comunicati nelle 24 ore precedenti all’arrivo e poteva benissimo convocare non solo il presidente della regione Sardegna, ma anche il sindaco di Sassari, Olbia, Alghero o Nuoro. Almeno quelli dei capoluoghi di provincia. Invece non lo ha fatto, diciamo che è stata un’organizzazione un po’ inusuale”.

Quindi secondo lei c’è un problema di lassismo da parte della politica nei confronti del nord Sardegna?

“Non è un problema di nord Sardegna, ma un problema di Sardegna. Perché noi dobbiamo ragionare dicendo basta al campanilismo. Io sono l’unico rappresentante di Fratelli d’Italia in Parlamento e porto avanti le battaglie di Sassari e Cagliari così come della Barbagia, dell’Ogliastra o di Oristano allo stesso modo. Perché poi in Parlamento, dove si prendono le decisioni, non c’è un cagliaricentrismo, sassaricentrismo o nuorocentrismo. Lì deve contare la Sardegna. Se non siamo uniti, e ci presentiamo divisi, purtroppo la paghiamo tutti”.

A proposito delle ultime amministrative, il centrodestra a Sassari è stato sconfitto e Fratelli d’Italia ne è uscito con le ossa rotte. Come giudica, nell’insieme, l’azione amministrativa di Nanni Campus?

Nanni Campus è l’ultimo grande sindaco che Sassari ricorda. Dopo il malgoverno del centrosinistra, gli è stata data fiducia. Perché si è presentato con un’idea nuova non rinnegando il centrodestra, non rinnegando il suo passato, ma cercando di interpretare il sentimento della città. Non avere un rapporto diretto inizialmente con una parte politica che magari non lo convinceva come quella del centrodestra è stato uno sbaglio poiché potevamo trovare l’accordo. Però il matrimonio si è fatto poi, al secondo turno, dove noi abbiamo cercato di costruire una nuova classe dirigente da quelle che erano le ceneri di Alleanza Nazionale. Dobbiamo crescere ancora, radicarci nella città. Ma non avevamo dubbi se appoggiare Campus o meno. In questo momento stiamo cercando di contribuire e aiutare l’amministrazione Campus da fuori, con idee e progetti”.

Di recente avete inaugurato due nuove sezioni di partito a Sassari. Su quali temi concentrerete la vostra azione politica?

“Sarebbe perfino inutile ripetere il tema della sicurezza e del decoro del centro storico. Da poco uno dei nostri circoli chiamato Folgore, ha dato il proprio contributo per la risoluzione della scottante tematica della ztl. Quindi ci occupiamo di temi concreti e cerchiamo di migliorare la vita dei cittadini e interpretarli per far crescere Sassari. I nostri due circoli son gestiti da bravi ragazzi, che frequentano l’università e vogliono rivitalizzare la città. Insomma, farla crescere trovando i dovuti finanziamenti che lo Stato deve garantire”.

In centro c’è un’alta concentrazione di immigrati. Qual è la vostra posizione e come rilanciare il centro?

“Quella che riguarda tutti i centri storici delle grandi città. Nel senso che c’è bisogno di controllare chi ha diritto di rimanere in città e chi no anche perché talvolta c’è abusivismo nelle abitazioni di chi risiede nel centro storico. Quindi basterebbe controllare e rimpatriare chi non ha diritto. Poi soprattutto nei centri storici c’è bisogno, ma questo penso l’amministrazione Campus lo sappia benissimo, di far tornare le imprese artigiane e le botteghe per combattere la grande distribuzione e l’abbandono. Non lo si può far diventare solo un centro di locali e ristoranti, che sono importanti, ma c’è bisogno dell’artigianato locale come vera identità della città”.

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