Troppi “neet” a Sassari: non studiano e non lavorano.
A Sassari, il 26,9% dei ragazzi non studia né lavora, facendo peggio di Olbia. È quanto emerge da un’analisi di OpenPolis, che delinea un quadro allarmante sul fenomeno “neet”, ovvero quei giovani che non sono inseriti in percorsi formativi e non hanno un impiego. A livello nazionale, nel 2024 i Neet sono scesi al 15,2%, ma l’Italia continua a essere il secondo Paese in Europa per incidenza di questo fenomeno.
La città supera dunque la media nazionale per numero di Neet, ma non è un caso isolato: in tutta la Sardegna i dati sono preoccupanti. Come detto, Sassari fa peggio di Olbia, dove la percentuale dei ragazzi dai 15 ai 29 anni che non studia né lavora è del 20,8%. Situazioni ancora più gravi si registrano in diverse aree del Sud Italia, dove la quota di Neet supera anche il 30%. A Palermo, in particolare, raggiunge il 39,8%.
Obiettivi Ue lontani.
Chi sono i Neet? Sono giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso formativo. Spesso si tratta di ragazzi che hanno abbandonato precocemente la scuola: il fenomeno è infatti strettamente legato alla dispersione scolastica, ancora molto diffusa in alcune regioni italiane, come la Sardegna. Molti di loro non trovano lavoro per mancanza di competenze adeguate, altri smettono di cercarlo per sfiducia o scoraggiamento.
Nonostante una lieve flessione nel numero complessivo, la situazione italiana resta critica. Il Mezzogiorno in particolare fatica a contrastare la povertà educativa, rallentando i progressi del Paese. L’Unione Europea ha fissato per il 2030 l’obiettivo di ridurre la quota di Neet al 9%, puntando su investimenti in formazione e occupazione giovanile. L’Italia, però, è ancora lontana dal traguardo: la media nazionale è superiore di oltre sei punti percentuali, e in alcune realtà — come Sassari — la percentuale è più del doppio rispetto al target europeo.