Lavoro, Sassari è in fondo alla classifica per il numero di giornate retribuite

Sassari male nella classifica sulle giornate di lavoro retribuite

Sassari occupa la 96ª posizione nella classifica delle città italiane in base ai livelli di occupazione e al numero di giornate di lavoro retribuite. Secondo i dati della Cgia di Mestre, l’area registra una media di 217,7 giornate retribuite per lavoratore.

Il livello di occupazione rimane basso rispetto ad altre città italiane. La classifica si basa su un rapporto tra numero di giornate retribuite e popolazione.

Lecco si distingue come prima in graduatoria. Con circa 47.000 abitanti, la città registra una media di 264,9 giornate retribuite, molto superiore a quella di Sassari.

Il rapporto tra occupazione e dimensioni demografiche evidenzia le differenze tra le città italiane. Sassari si posiziona tra le città con le performance più basse, mentre Lecco si conferma tra le più alte.

Differenze tra Nord e Sud secondo la Cgia di Mestre

“Al Nord si lavora in media 255 giorni all’anno, al Sud appena 228. In altre parole, gli occupati del Nord ogni 12 mesi timbrano il cartellino 27 giorni in più rispetto ai colleghi del Sud – spiegano dalla Cgia di Mestre -. E come si spiega questa differenza? Non certo perché al Nord impiegati e operai siano degli instancabili eroi, mentre al Sud ci sia una diffusa presenza di “scansafatiche” che evitano uffici e fabbriche. Assolutamente no, la chiave di lettura non può essere fondata su questi luoghi comuni”.

“Secondo l’analisi condotta dall’Ufficio studi della CGIA, invece, al Sud si lavora meno per almeno due ragioni strettamente correlate. La prima. E’ dovuta a un’economia sommersa molto diffusa che nelle regioni meridionali ha una dimensione non riscontrabile nel resto del Paese che, statisticamente, non consente di conteggiare le ore lavorate irregolarmente. La seconda. È imputabile a un mercato del lavoro che nel Mezzogiorno è caratterizzato da tanta precarietà, da una diffusa presenza di part time involontario, soprattutto nei servizi, da tanti stagionali occupati nel settore ricettivo e dell’agricoltura che abbassano di molto la media delle ore lavorate”.

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