Scagionato dall’accusa di violenze sulla zia, viene condannato per peculato a Sassari.
Un uomo di Sassari aveva assunto il ruolo di amministratore di sostegno della zia, un’anziana donna di 84 anni, e per questo si era occupato anche della gestione delle sue finanze. Tuttavia, secondo l’accusa, avrebbe approfittato del proprio incarico per utilizzare la carta bancomat dell’anziana, coprendo spese personali non collegate alle esigenze della donna.
La vicenda è emersa nel corso di un processo complesso, che ha visto imputato un uomo di 57 anni, chiamato a rispondere di violenza sessuale, maltrattamenti e peculato. Durante il dibattimento, però, alcune delle accuse principali si sono sgretolate grazie alle testimonianze di persone vicine alla famiglia.
Il processo.
Secondo quanto emerso in aula, non vi sarebbe stato alcun episodio di violenza nei confronti dell’anziana. Anzi, diversi testimoni hanno raccontato che, da quando il nipote aveva assunto l’incarico di amministratore di sostegno, l’abitazione della donna era stata completamente ristrutturata. Superando le gravi condizioni di degrado in cui versava in precedenza. Prima dell’intervento del familiare, infatti, la casa risultava sporca, priva di acqua corrente e senza energia elettrica.
Una vicina di casa ha riferito di aver ascoltato l’anziana parlare del comportamento scortese del nipote e di una presunta mancanza di denaro, ma ha anche precisato di non aver mai assistito direttamente a maltrattamenti o episodi di abuso.
Le accuse più gravi, tra cui quella di aver impedito alla donna di muoversi liberamente in casa, vietandole di accedere a cucina e soggiorno, sono state considerate infondate. Inoltre, la presunta vittima aveva raccontato di essere stata toccata in modo inappropriato. Ma le sue dichiarazioni non hanno trovato riscontro concreto nei fatti emersi durante il processo.
La sentenza.
Il collegio giudicante del Tribunale di Sassari ha così assolto l’imputato dalle accuse di violenza sessuale e maltrattamenti. Tuttavia, lo ha riconosciuto colpevole del reato di peculato. E’ stato ritenuto, infatti, provato, l’utilizzo improprio delle risorse economiche della zia. come scrive La Nuova Sardegna, il 57enne è stato condannato per peculato a un anno e dieci mesi di reclusione. Pena inferiore rispetto ai cinque anni richiesti inizialmente dalla pubblica accusa.