Il Giorno della Memoria a Sassari.
“Per l’incessante impegno e il continuo richiamo a non dimenticare mai l’abisso di barbarie in cui possono precipitare i popoli quando l’odio, la prevaricazione e il razzismo non vengono tacitati dall’educazione, dalla cultura e dalla tolleranza”. Con questa motivazione la città di Sassari ha conferito alla senatrice Liliana Segre la cittadinanza onoraria. Il presidente del Consiglio comunale Maurilio Murru ha dato la notizia in apertura della seduta solenne dell’Assemblea civica, dedicata al Giorno della Memoria. La scelta di darne comunicazione oggi ha un forte valore simbolico e si inserisce in quel processo di trasmissione del ricordo dell’olocausto che l’Amministrazione desidera portare avanti, come ha sottolineato il presidente Murru. “È nostro dovere adoperarci in ogni maniera, affinché si accresca la consapevolezza delle future generazioni a prevenire atti di tale atrocità”, ha affermato.
In apertura di seduta la consigliera Virginia Orunesu ha presentato una mozione sulla realizzazione di un giardino dei “Giusti sardi tra le nazioni” anche a Sassari. Il riconoscimento di “Giusto tra le nazioni” è conferito dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell’olocausto fondato nel 1953, che ricorda i non ebrei che hanno rischiato la vita per salvare quella anche di un solo ebreo durante le persecuzioni naziste. In Sardegna i “Giusti tra le nazioni” sono sette. Persone che hanno cercato di reagire al male in base alle attività che svolgevano. Si tratta di “eroi del bene – si legge nel testo della mozione – della giustizia, dell’amore e della pace che non figurano nei libri di storia, ma meritano di essere ricordati”.
Il voto all’unanimità dal Consiglio sancisce l’impegno dell’amministrazione a individuare un’area verde dove piantare sette esemplari della macchia mediterranea in memoria dei Giusti sardi “poiché piantare un albero richiama il concetto di generare una vita o avere contribuito a salvarne altre”. Il sindaco Nanni Campus, chiedendo l’approvazione all’unanimità del documento e commentando il conferimento della cittadinanza onoraria alla senatrice Segre, ha anche ricordato che “tramite il ricordo anche di questi silenziosi eroi è possibile non dimenticare che soltanto attraverso la civiltà si può evitare di compiere di nuovo queste barbarie”. E ha aggiunto: “È a ogni singola coscienza, perché queste barbarie sono state compiute da singoli uomini e donne, che deve essere ricordato che non ci si deve ricadere in quanto l’essere umano è e deve essere un essere civile”.
Sono intervenuti anche il prefetto di Sassari Maria Luisa d’Alessandro e Franco Perlasca, figlio di Giorgio Perlasca, e Gioia Bartali, nipote di Gino Bartali, entrambe figure che durante la Seconda Guerra mondiale hanno aiutato ebrei a mettersi in salvo, hanno scelto “di non girare la faccia”, come ha detto Gioia Bartali, o “dire sempre di sì”, come ha sottolineato Franco Perlasca, e per questo sono stati insigniti del riconoscimento di Giusti tra le Nazioni. Partendo da video che raccontavano la storia di questi due eroi silenziosi, hanno parlato di ciò che dai due è stato tramandato, perché mai fosse dimenticato.
Durante la riunione alcune classi del liceo classico annesso al Convitto Canopoleno hanno presentato un video, diviso in due parti, creato da loro sul tema dei Giusti tra le Nazioni, e il Polo tecnico Devilla ha letto un brano sullo stesso tema. Hanno chiuso la seduta gli interventi di Giuseppe Deiana, autore di pubblicazioni sui Giusti in Sardegna, e Mario Carboni, presidente dell’associazione Chenabura, sullo stesso tema.
Anche quest’anno, nonostante i limiti legati alla pandemia, l’amministrazione comunale ha organizzato un’iniziativa che coinvolgesse le giovani generazioni. Una scelta legata alla consapevolezza che sia una necessità sociale e culturale farsi promotori di incontri che coinvolgano la cittadinanza, di ogni età, per ricordare cosa furono per tutta l’umanità il nazifascismo e lo sterminio – attuato con metodo scientifico – di ebrei, oppositori, omosessuali, disabili, zingari e ogni altra categoria ritenuta indesiderabile dal regime. Per questo motivo il Comune ha anche patrocinato e partecipato all’iniziativa del club Inner Wheel Sassari Castello, grazie alla quale da ieri Sassari ha la sua prima “pietra d’inciampo”. Zaira Coen Righi, era una docente del liceo Azuni di origine ebrea, nel 1944 fu deportata ad Auschwitz dove morì nei forni crematori. La pietra è stata posizionata di fronte alla casa in cui abitava la docente, in piazza d’Italia.