Le indagini contro la tentata strage a Ozieri.
Voleva vendicarsi delle forze dell’ordine, attirandole in una trappola mortale per provocare una strage. Questo è il piano escogitato da un 64enne disoccupato e con problemi psichici, Antonio Maria Pani, che nella notte del 29 aprile, a Ozieri, ha rischiato di provocare una strage di grandi proporzioni, uccidendo non solo le forze dell’ordine, ma anche i vicini di casa e i soccorsi che si erano attivati in zona.
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Le indagini hanno costruito un piano ben preciso di Pani, spinto da un forte odio verso i carabinieri, come suggeriscono diversi elementi e i suoi precedenti penali, fortunatamente sventato. La sua casa, nelle campagne del paese era stata saturata di gas, con l’ausilio di bombole e nastro adesivo per impedire che dalle finestre uscisse il gas.
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L’abitazione era stata trasformata in una bomba mortale e l’uomo aveva architettato un piano per attirare i militari in casa. Pani aveva chiamato il 112 dicendo di aver ucciso sua moglie e annunciando di volersi togliere la vita per questo. Il piano è stato diabolico e ben architettato, poiché in passato l’uomo aveva anche ricevuto una condanna a un anno e sette mesi per maltrattamenti contro l’ex moglie. Le forze dell’ordine credevano che il 64enne avesse ucciso davvero la donna, che ora vive lontana da lui ed era stata rintracciata incolume e lontana dalla scena del crimine.
Il suo rancore verso le forze dell’ordine era stato manifestato in precedenza dallo sfregio della lapide di Walter Frau, carabiniere coinvolto nella “strage di Chilivani” nel 1995. Pare che il 64enne volesse emulare quello che fu uno dei fatti di cronaca più cruenti della Sardegna. I vicini parlano di un uomo solitario, che da tempo mostrava segni di disagio e risentimento verso lo Stato.
Il piano sventato.
Fortunatamente Pani era stato scovato prima che potesse premere il pulsante per attivare la scintilla che avrebbe fatto esplodere la sua casa. L’abitazione è stata subito evacuata e messa in sicurezza dagli artificieri, mentre l’uomo è stato arrestato con l’accusa di strage e portato nel carcere di Bancali. Durante il fermo aveva con sé una mola da disco e un piano cottura, oggetti che, secondo gli inquirenti, sarebbero serviti per aumentare l’effetto distruttivo dell’esplosione. Il quartiere è stato isolato per ore.
Gli inquirenti ora indagano per capire se l’uomo fosse in contatto con ambienti eversivi, estremisti o anarco-insurrezionalisti, oppure se il suo odio fosse coltivato in solitudine. Intanto la comunità di Ozieri, scossa per l’accaduto, ha espresso solidarietà alle forze dell’ordine e condanna per l’ennesimo gesto violento nato da un rancore personale sfociato in odio ideologico.