Il caso della tentata strage a Ozieri.
Un piano articolato e pericoloso, preparato con cura maniacale, stava per trasformarsi in una tragedia nel cuore della notte a Ozieri. È solo grazie a un insieme di circostanze imprevedibili e all’intuito degli investigatori se quanto accaduto non ha avuto conseguenze tragiche. Dietro l’azione si celava un uomo mosso da rancori profondi e alimentato da un odio coltivato negli anni: Antonio Maria Pani, 64 anni, già noto alle Forze dell’Ordine e recentemente condannato per il danneggiamento di una lapide commemorativa dedicata al carabiniere Walter Frau, morto in servizio.
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La telefonata al 112 e l’allarme.
Tutto ha avuto inizio con una telefonata al 112: dall’altra parte della linea, una voce fredda annunciava di aver ucciso la moglie. Una dichiarazione agghiacciante che ha messo in moto i soccorsi e fatto scattare l’allarme. I vigili del fuoco sono intervenuti in via Meridda, nel quartiere Tramentu, temendo di trovare il corpo senza vita della donna. Ma una volta forzata la porta e messo in sicurezza l’appartamento, saturo di gas, l’amara verità è emersa con chiarezza. Nessun cadavere, solo un innesco collegato a un telecomando, pronto a far esplodere l’intero edificio.
Una trappola per uccidere i carabinieri.
A orchestrare quella che si è rivelata una vera e propria trappola per i carabinieri era proprio Pani, che intanto si era nascosto in una cavità sotterranea che lui stesso aveva scavato nel cortile della sua abitazione. Un rifugio improvvisato, trasformato in bunker, dove attendeva l’arrivo delle Forze dell’Ordine per compiere la sua vendetta. Da tempo, infatti, l’uomo nutriva un rancore ossessivo verso carabinieri e poliziotti, colpevoli, secondo la sua visione, di avergli portato via la moglie. La donna, anni prima, lo aveva denunciato per maltrattamenti, segnando l’inizio della loro separazione e l’acuirsi del suo delirio persecutorio.
La presunta vittima era sana e salva in un altro luogo.
Ciò che lo abbia fermato, nei momenti cruciali in cui il piano era sul punto di concretizzarsi, resta un mistero. Forse un’esitazione, forse un residuo di lucidità. Fatto sta che l’intervento tempestivo degli operatori ha impedito il peggio. Mentre i militari verificavano che l’abitazione fosse vuota e il gas veniva messo in sicurezza, è stato possibile contattare la presunta vittima, che si trovava sana e salva in un altro comune. È stato in quel momento che si è compreso chiaramente l’intento dell’uomo. Ovvero attirare con l’inganno i carabinieri e colpirli.
L’uomo è stato arrestato a Ozieri e accusato di strage.
Con il quartiere blindato e i residenti costretti a rimanere nelle proprie case per timore che l’uomo fosse armato, i carabinieri della Compagnia di Ozieri, guidati dal maggiore Gabriele Tronca, hanno dato il via a una minuziosa operazione di ricerca. Dopo circa un’ora di tensione crescente, il 64enne è stato scoperto nel suo rifugio sotterraneo e tratto in arresto senza opporre alcuna resistenza. La Procura ha disposto il trasferimento immediato nel carcere di Bancali. Ora Antonio Maria Pani è accusato di reati gravissimi, strage e simulazione di reato. Il suo gesto, maturato tra rancori mai sopiti e una visione distorta della realtà, poteva trasformarsi in un eccidio. Solo la prontezza e la professionalità dei carabinieri hanno evitato che la sua vendetta personale si tramutasse in tragedia collettiva.