Una coppia di Sassari condannata per truffa
Truffa ai danni di conoscenti e altre persone in difficoltà, arrivano condanne pesanti per una coppia di Sassari. Oltre venti capi d’imputazione, quattordici parti civili, venti persone offese. Numeri da record per un processo che scuote la città e lascia l’amaro in bocca. Il tribunale di Sassari, presieduto da Giancosimo Mura, ha chiuso il sipario su una vicenda torbida e dolorosa. Sul banco degli imputati quattro persone accusate di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata. Al centro della scena, Eugenia Cabizza e il marito Vincenzo Porcheddu, ex poliziotto.
La sentenza è pesante: nove anni e mezzo per lei, sette per lui. Il collegio ha dichiarato prescritti diversi reati, ma le condanne restano pesanti come pietre. Dietro questa storia si nasconde un intreccio di fiducia tradita, bugie e illusioni vendute a caro prezzo.
Tutto nasce nel 2013, quando la Guardia di Finanza scopre un giro di truffe da oltre 700mila euro. Le vittime erano cittadini fragili, piccoli commercianti, professionisti in crisi. Persone comuni che cercavano aiuto e trovavano invece il raggiro. La coppia, insieme a complici negli uffici pubblici, inventava debiti, falsificava documenti e incassava denaro inesistente. Cabizza, conosciuta come “Genny”, gestiva un’agenzia di pratiche e Porcheddu, con la divisa nel passato, garantiva credibilità.
In aula le vittime hanno raccontato la paura, la vergogna, la rabbia. Le loro voci hanno riempito le pagine di un processo che sa di ferita collettiva. Oggi Sassari tira un sospiro amaro: la giustizia ha parlato, ma la fiducia tradita non si ricostruisce con una sentenza.





