Da una polemica all’altra: Valdo Di Nolfo, il “ribelle” del Consiglio regionale

Il consigliere regionale algherese Valdo Di Nolfo quando interviene non passa inosservato

Soltanto negli ultimi giorni ci sono state polemiche su Giorgia Meloni e sulle tensioni in piazza a Sassari, Valdo Di Nolfo non passa inosservato. Il consigliere regionale algherese della lista Uniti per Todde ama la comunicazione e sa come far parlare di sé. Non sempre bene.

Ha definito la premier Giorgia Meloni “complice del genocidio”, scatenando le dure reazioni di Paolo Truzzu e Fratelli d’Italia e l’intervento del presidente Comandini che gli ha chiesto di abbassare i toni. Poi ha rilanciato il video di un agente in borghese che se la prendeva con un manifestante per la Palestina a Sassari. “Il mio post è diventato virale quando poi lo ha condiviso Selvaggia Lucarelli“, rivela.

Consigliere Di Nolfo, è veramente ribelle o la dipingono così?

“Non credo che si tratti di essere ribelle. Credo solo di avere una posizione politica. Per esempio, la mia posizione sulla Palestina è la stessa da sempre. Se uno ha l’onore di rappresentare il popolo sardo deve portare le proprie posizioni in quell’aula istituzionale: è stato votato perché ha quelle posizioni”.

È stato il primo a esporre la bandiera della Palestina in Consiglio regionale.

“L’ho fatto dal mio ufficio. Esattamente nel giorno in cui il Parlamento sardo votò una mozione che diceva una cosa molto netta: la Regione Sardegna riconosce lo Stato di Palestina. Quella era la mia posizione a ottobre 2024 e sempre lo rimarrà”.

Per lo sciopero generale i manifestanti sono stati accolti da una grande bandiera della Palestina sulla facciata del Consiglio regionale.

“Questa è la scelta giusta, scelta in coerenza dei passaggi che il Consiglio della Sardegna ha fatto. Ha riconosciuto lo Stato di Palestina e qualche mese fa ha deciso di fermare ogni rapporto istituzionale, politico e commerciale con lo Stato di Israele finché continua il genocidio. Ma Netanyahu non si ferma, arriva alla soluzione finale ed entra a Gaza City. A quel punto il Consiglio regionale non può rimanere indifferente e va in prosecuzione. Il presidente Comandini decide così di dare il via libera e la bandiera della Palestina viene esposta nel giorno della grande manifestazione”.

A proposito di Gaza, ha definito Giorgia Meloni complice del genocidio. Scatenando un putiferio...

“Ci sono 20mila bambini morti, viene utilizzata la fame per ammazzare i bambini: il genocidio è definito tale non da me, ma dagli organismi indipendenti che di questo si occupano. Credo che chiunque non lo definisca tale, se ha un ruolo istituzionale e non si impegna per fermare quel genocidio in atto, di conseguenza sia complice di esso. Gli ignavi scelgono di non scegliere: quella non-scelta è una scelta”.

C’è chi non ha preso bene quelle parole pesanti.

“Ho scatenato le reazioni di Fratelli d’Italia perché si trovano davvero in difficoltà. Le posizioni della Meloni sono cambiate in modo completamente opposto negli ultimi dieci anni. Per Gaza parlava di due popoli e due Stati. Era all’opposizione e oggi che è capo del governo non si esprime in quel senso”.

Ma lei non sta fermo e poco dopo ha rilanciato il video di un agente in borghese che strattonava un giovane alla manifestazione per la Palestina di Sassari. Che è successo?

“Credo che quella sia stata una violenza gratuita. C’era un corteo, una manifestazione molto pacifica, tranquilla e autorizzata. Con le forze dell’ordine che sotto il sole stavano lavorando lungo il percorso che avevano concordato. Hanno fatto tutta una serie di attività per l’ordine pubblico”.

E poi?

“A un certo punto, in quella situazione, c’è una persona borghese che invece fa un atto esattamente contrario: strappa lo striscione dalle mani di un manifestante e poi lo trascina a terra. È un’azione che non ha nulla a che fare con l’ordine pubblico, anzi, che potrebbe creare disordine pubblico. È una persona in borghese ed è opportuno, secondo me, capire se fosse appartenente alle forze dell’ordine”.

Sono giorni di grandi manifestazioni, ma il clima è tranquillo.

“Il giorno prima c’erano stati gli infermieri, i sanitari e i medici davanti a 100 ospedali e quel giorno c’era il corteo con lo sciopero generale della Cgil. Il giorno dopo c’era anche la manifestazione con i ragazzi delle scuole. Rendere pubblica quella situazione per me serviva a prevenire ed evitare quel tipo di comportamenti”.

Come è andata a finire il giorno dopo: il protagonista di quel video c’era?

“No, non era in piazza”. 

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