Come si vive nei piccoli paesi della provincia di Sassari.
Benché nei paesi si soffra meno il cambiamento rispetto alle grandi città, questo non significa che l’adattamento alle nuove regole dettate dall’emergenza covid-19 stia avvenendo con minore difficoltà. In una comunità rappresentata da poche centinaia di abitanti, concentrati in una porzione modesta di territorio, la quotidianità è scandita da semplici azioni che trasformano la vita nel suo verbo essenziale: vivere.
Da un pò di tempo a questa parte, la normalità è stata messa in discussione da un male invisibile che si è insinuato senza concedere sconti a nessuno. L’unica controffensiva utile pare sia quella di stare a casa, così tutto andrà bene. Nonostante nei paesi si conduca una vita sana e serena, data anche dalla fortuna di poter stare immersi nella natura grazie alla vicinanza di ettari di verde, boschi e campagne, alcuni servizi scarseggiano e ci si trova costretti a migrare nel comune più vicino.
Fare la spesa, ritirare le pensioni, effettuare operazioni bancarie sono delle necessità alle quali non si può rinunciare e per le quali occorre mettere in moto l’auto e fare alcuni chilometri. Ne sanno qualcosa a Giave, dove vivono poco più di 500 abitanti. “Il paese sta reagendo bene, tutti rispettano le regole, le persone si spostano solamente per reali necessità e ne vado molto fiera – spiega la sindaca Maria Antonietta Uras -. Ho provveduto immediatamente ad adottare tutte le misure di sicurezza e a far rispettare le regole emettendo delle ordinanze”.
Le strade del paese sono state sanificate già due volte e sono state consegnate le mascherine, tra i primi Comuni della Sardegna a farlo. “Ho a cuore la serenità e lo star bene dei miei concittadini, per questo abbiamo approvato che i buoni spesa vengano spesi esclusivamente nei negozi del paese – prosegue la sindaca -. Per il discorso pensioni, mi sono recata personalmente negli uffici per farle trasmettere sui conti. Oltretutto, vigilo ogni giorno sulla casa di riposo tramite video-chiamate per essere certa che tutto stia andando bene”.
Situazione simile a Ittireddu, che ha grosso modo lo stesso numero di abitanti. I servizi del paese sono stati potenziati attraverso la consegna gratuita della spesa a domicilio e il pagamento delle bollette. Questa solidarietà si riscontra sia nei giovani, che si sono resi disponibili per varie attività di volontariato, sia nella bontà di tante signore che hanno realizzato un migliaio di mascherine da destinare ai cittadini.
“È un momento di diffuso scoramento in cui mancano punti di riferimento – sottolinea il primo cittadino Franco Campus -. Se da un lato i paesi piccoli devono fare i conti con la mancanza di alcuni servizi dall’altro è proprio nei paesi stessi che è possibile riscontrare una solidarietà sconosciuta in contesti molto più grandi”. C’è un messaggio comune che arriva da questi paesi: la solidarietà dei cittadini, quell’unione che fa la forza e che rappresenta la chiave per aprire la via d’uscita. Perché tutto andrà bene e sarà meglio di prima.