I fatti della disfatta di Caporetto.
È difficile dimenticarsi della battaglia di Caporetto, una delle più grandi sconfitte dell’esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale con ingenti perdite umane. È altrettanto difficile dimenticare, per i sardi, i protagonisti e le vicende di quella battaglia, che si svolse dal 24 ottobre al 12 novembre del 1917, nella quale fu protagonista la Brigata Sassari.
L’esercito italiano poteva contare su circa 3 milioni di uomini sotto la guida dell’allora comandante Luigi Cadorna.
Il XXVIII Corpo d’Armata, 23ma divisione, agli ordini del maggiore Alessandro Saporiti, presentava tra le sue file la Brigata Sassari, 152° reggimento fanteria.
Nell’agosto del 1917, infatti, i Dimonios furono chiamati a trasferirsi nell’attuale canale dell’Isonzo, per conquistare le difese austriache di quota 878 e 833 dello Zgorewnice. Fallito il primo tentativo, successivamente conquista le quote 862 e 895, catturando diversi prigionieri. Il 1 ottobre la Sassari sostituisce la Brigata Campobasso nei territori conquistati da questi ultimi.
Arriviamo al 24, quando inizia l’offensiva nemica. Le truppe nemiche sfondano le linee italiane. La Brigata Sassari, che si trova vicina, retrocede nelle colline nei pressi del fiume Natisone. Il 6 novembre sono a San Vendemiano. I genieri italiani fanno saltare tutti i ponti, eccetto il ponte Vidor presso il paese Ponte della Priula.
Tutti i passaggi dei reparti italiani erano terminati, ne mancava solo uno: la Brigata Sassari. Nelle ore pomeridiane, il 152° reggimento fanteria guidato dal giovane Giuseppe Musinu avanza attaccato lateralmente dalle forze austriache. Gli attacchi nemici non fermano l’avanzata, i sassarini varcano il ponte e i genieri lo fanno saltare. L’esercito poté quindi portarsi nei pressi del Piave. La Brigata Sassari sarà ricordata come l’ultimo dei reparti che si ritirò in quella disastrosa battaglia di Caporetto.