Dalle imprese ai sindacati, da Sassari arriva la bocciatura alle misure per il coronavirus: “Pochi soldi e tanta confusione”

Le reazioni delle categorie alle misure contro il coronavirus.

La Confcommercio così come Confindustria. I sindacati così come i commercianti. Tutti d’accordo e tutti critici sulle misure messe in campo per contrastare l’emergenza coronavirus. Da Sassari lo dicono chiaro e non ci stanno. Reputano insufficienti i primi 600 euro stanziati dal Governo Conte per sostenere i titolari di esercizi commerciali. La richiesta all’unisono è quella di interventi più celeri e coraggiosi.

Mancano direttive ben precise da parte del Governo, sia nazionale che regionale – afferma Antonio Sole, presidente della Confcommercio del Nord Sardegna – Questo crea confusione anche sulla cassa integrazione sia in deroga che normale. Dal primo aprile partiranno le domande all’Inps per quanti hanno bisogno, ma c’è bisogno di liquidità, di un ampio respiro. Per quel che possiamo ci stiamo muovendo in maniera compatta insieme a Unioncamere per fare richieste uniche e ben precise. Restiamo in attesa“.

Dirette anche le parole di Giuseppe Ruggiu, presidente di Confindustria. “Il nostro auspicio è quello di riaprire le aziende il prima possibile, ovviamente nel rispetto della tutela della salute dei lavoratori così da poter riavviare le attività. Per questo abbiamo sollevato la questione a livello nazionale ed europeo, al fine di adottare ulteriori misure e immettere in circolo liquidità. Ci sono da pagare dipendenti, fornitori e connessi. Non ci possiamo permettere di stare fermi“, dice.

Anche i sindacati sono scontenti delle misure del governo. A confermarlo sono le parole espresse da Paolo Dettori della Cgil di Sassari. “Ho indirizzato gli artigiani e i piccoli imprenditori al patronato per ricevere i famosi 600 euro. È alquanto gravoso riuscire a coprire lo stipendio con quella somma, per questo speriamo negli interventi più coraggiosi del governo Conte“.

Anche i titolari delle attività commerciali fanno sentire la propria voce. Ed è un duro atto di accusa contro il governo che non li avrebbe considerati a dovere. “Lunedì il mio consulente avvierà le pratiche per ricevere i 600 euro – afferma Salvatore Camboni, titolare di una barberia ad Ozieri -. Ciò è vergognoso, visto che per il reddito di cittadinanza ne ricevono 750, mentre noi che teniamo in piedi l’Italia veniamo trattati in questo modo. Auspicavamo la cancellazione delle bollette. Sono molto deluso“.

“Purtroppo il nostro non è visto come un lavoro, ma come un hobby. In Italia il mondo del fitness viene completamente sottovalutato, per una questione culturale – afferma Roberto Maccioni, titolare della Spartan Fitness Sassari -. Non abbiamo diritto ai 600 euro, nonostante abbiamo costi di gestione altissimi, con le attrezzature da acquistare e prestiti molto alti. Poi ci sono gli affitti e le spese correnti come luce ed acqua. Siamo appesi ad un filo. In ogni caso 600 euro sono un elemosina che non meritiamo. Anche perché noi creiamo benessere fisico e mentale. Cosa non da poco in una società frenetica“.

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