Lascito testamentario: cos’è e come funziona

Pianificare in anticipo le proprie ultime volontà è un atto di grande responsabilità, soprattutto verso i propri cari e le persone che si lasciano dietro di sé. In questa azione, così semplice ma importante, trova spesso spazio anche un desiderio più ampio: quello di lasciare un’impronta positiva nel mondo, un segno concreto dei valori che hanno guidato la propria vita.

Il testamento, un documento che solitamente si associa alla tutela della famiglia, può diventare infatti anche il veicolo per un ultimo, grande gesto di generosità. È in questo contesto che si inserisce il lascito testamentario, una scelta che permette di proiettare la propria solidarietà oltre la propria esistenza, sostenendo una causa in cui si crede.

I lasciti a MSF e ad altre organizzazioni umanitarie, ad esempio, sono la testimonianza di come una decisione presa oggi possa trasformarsi in cure mediche, speranza e futuro per migliaia di persone domani.

Cos’è un lascito testamentario

Un lascito è una disposizione presente all’interno del testamento con la quale una persona (il testatore) decide di destinare una parte dei propri beni a una persona fisica o a un’organizzazione non profit. Questo non comprende tutti i beni, solitamente, ma solo una parte specifica di questi, che si pensa possa essere utile al destinatario scelto. Un lascito può consistere in:

  • Una somma di denaro;
  • Beni mobili, come opere d’arte, gioielli o arredi;
  • Beni immobili, come un appartamento o un terreno;
  • Valori mobiliari, quali azioni, obbligazioni o fondi di investimento;
  • Il proprio Trattamento di Fine Rapporto (TFR);
  • Una polizza vita.

È un atto di liberalità, una scelta personale e volontaria che permette di supportare in modo concreto le attività di un ente benefico, come Medici Senza Frontiere, garantendo continuità ai progetti e alle missioni umanitarie.

Come funziona: l’inserimento nel testamento

Includere un lascito solidale nel proprio testamento è un’operazione più semplice di quanto si possa pensare. Le forme testamentarie più comuni sono due.

La prima, quella più semplice, è il testamento olografo. Questo deve essere interamente scritto a mano dal testatore, datato (giorno, mese e anno) e firmato alla fine delle disposizioni. Per inserire un lascito, è sufficiente utilizzare una frase chiara, ad esempio: “Lascio la somma di Euro X all’organizzazione Y, con sede in via Z e codice fiscale W”.

Il testamento pubblico, invece, è redatto da un notaio in presenza di due testimoni. Il testatore esprime le sue volontà al notaio, che le mette per iscritto secondo le norme di legge. Questa forma offre le massime garanzie di validità e di conservazione.

In entrambi i casi, è fondamentale indicare con precisione il beneficiario, scrivendo in modo molto chiaro la denominazione, l’indirizzo e il codice fiscale. Un testamento può essere modificato o revocato in qualsiasi momento della vita, garantendo al testatore la massima libertà di scelta.

I diritti degli eredi legittimi e la loro tutela

Una delle principali preoccupazioni per chi considera un lascito è quella di non ledere i diritti dei propri familiari più stretti. La legge italiana su questo punto è molto chiara e offre piena tutela. Il patrimonio di una persona è infatti suddiviso in due quote:

  • La quota di legittima: è la parte di eredità che la legge riserva ai cosiddetti “legittimari” (coniuge, figli e, in loro assenza, i genitori). Questa quota non può essere intaccata;
  • La quota disponibile: è la parte residua del patrimonio, di cui il testatore può disporre liberamente e che può destinare a chiunque, incluse le organizzazioni non profit.

I lasciti solidali vengono prelevati esclusivamente dalla quota disponibile. Scegliere di fare un lascito, quindi, non significa escludere i propri cari, ma semplicemente affiancare alla tutela della famiglia un gesto di generosità verso la collettività, in piena conformità con la legge e senza ledere alcun diritto.

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