Cannabis legale: l’evoluzione delle leggi a riguardo nel tempo

La storia della cannabis è sicuramente molto turbolenta e interessante per essere quella di una pianta. Questo perché chiaramente la cannabis non è come tutte le altre piante, ha delle specifiche caratteristiche che l’hanno resa così dibattuta nel corso di tutti i secoli che l’hanno vista accanto all’uomo.

Se nell’antichità questa era una pianta che veniva utilizzata per moltissimi scopi differenti e veniva considerata utilissima, ci sono stati molti secoli di demonizzazione, ma adesso sembra che la rotta sia stata nuovamente invertita. Attualmente infatti è possibile comprare l’hashish legale di Justbob anche nel nostro paese senza alcun problema, ma la strada verso questa conquista è stata lunga e tortuosa e ha una velocità di percorrenza ben diversa a seconda del paese che si prende in considerazione.

In questo breve articolo faremo una panoramica generale su alcuni passi fondamentali nella storia della cannabis legale, per vedere come si è arrivati alle legislazioni attuali e anche cercare di prevedere il futuro di questa pianta.

Evoluzione delle leggi sulla cannabis: le prime restrizioni

Gli anni del vero e proprio proibizionismo sono appartenenti al 900, ma in realtà la cannabis ha subito una serie di restrizioni anche a partire da molti secoli prima. Addirittura possiamo ritrovare i primi segni di divieto della cannabis nel medioevo, quando nel 1378 un emiro arabo ordinò la distruzione di tutte le piante presenti sul territorio da lui controllato.

Facendo un salto in avanti nel 1787 vediamo invece il re Merina del Madagascar, proibire la cannabis in tutto il suo regno. Le prime vere e proprie norme proibizioniste in Europa, invece, si hanno con Napoleone Bonaparte, che vietò ai suoi soldati nella campagna francese di fumare la cannabis e di consumare il liquore a base di essa che circolava all’epoca.

Nel 1879, in Egitto ci fu il primo vero divieto di coltivazione della cannabis e a questo paese seguirono poco dopo la Grecia, la Giamaica e il Sudafrica. Questi territori erano all’epoca sotto il controllo della Gran Bretagna, anch’essa grande nemica quindi della cannabis e di tutti i suoi derivati.

Gli anni del vero proibizionismo

La vera spinta proibizionista venne agli inizi del 900 dagli Stati Uniti. Il famoso Volstead Act, infatti, segnò per gli Stati Uniti un periodo che va dal 1920 al 1933 nel quale furono banditi gli alcolici, che però fallì completamente, ma aprì la strada successivamente ad una seconda ondata di proibizionismo. Fu proprio in questo periodo che la cannabis fu demonizzata e bandita insieme a tutti i suoi derivati. A sostenere questa demonizzazione furono soprattutto la stampa e il giornalismo.

Il tutto veniva anche sostenuto da una forte impronta razzista, che associava il consumo di cannabis agli immigrati latinoamericani e agli afroamericani e a sottolineare maggiormente questo fu il cambio del nome della sostanza, che da quel periodo cominciò ad essere chiamata marijuana. Nel 1937 tutto questo portò alla formulazione del Marihuana Tax Actche non impediva la coltivazione della cannabis in sé per sé ma imponeva una forte tassa per ogni oncia di prodotto che veniva prodotto.

Successivamente, nel 1942 la cannabis fu eliminata dall’U.S. Pharmacopeia dai medicinali considerati ammessi e l’OMS la dichiarò priva di valore terapeutico nel 1954. Nel 1961 l’ONU impedì agli stati membri di avere piantagioni di cannabis.

La progressiva depenalizzazione della cannabis

La depenalizzazione parte nel 1972 dai Paesi Bassi, che per anni e possiamo dire ancora tuttora guidano la progressiva legalizzazione della cannabis in Europa e perché no, anche nel mondo. Intanto gli studi sugli effetti benefici della cannabis legale e in particolare sul CBD cominciano ad aumentare e a dare risultati molto soddisfacenti.

Questo ha portato nel tempo a cambiare completamente le legislazioni riguardo queste sostanze. La prima vera legalizzazione è avvenuta in Uruguay dopo che l’Onu, nel 2011 ha stabilito di superare il proibizionismo.

Nel 2014 sono seguiti gli Stati Uniti, dove alcuni stati hanno cominciato la legalizzazione anche per scopi ricreativi. Arriviamo ad un evento molto importante poi nel 2020, che segna anche il futuro di questa sostanza in Italia, ovvero l’eliminazione da parte dell’ONU di questa sostanza dalla tabella IV, ovvero quella delle sostanze senza valore terapeutico.

In questo modo arriviamo all’attuale situazione nel nostro paese. Per restare nei tempi più recenti, vediamo che il 1° ottobre 2020 il Ministero della Salute aveva inaspettatamente stabilito che il CBD dovesse essere inserito nella “Tabella dei medicinali del DPR 309/90 Sezione B”, ovvero tra le sostanze con impiego terapeutico per le quali ci sono pericoli di dipendenza psichica e fisica.

Questo rappresentava un’enorme battuta d’arresto per il settore della Green Economy che è in grande espansione negli ultimi tempi, ma per fortuna nel decreto legge del 28 ottobre 2020 il Ministero ha fatto un passo indietro. Attualmente è quindi possibile coltivare a livello industriale, produrre e commerciare prodotti a base di CBD nel nostro paese e chissà cosa ci riserva il futuro in campo di aperture mentali e legalizzazioni.

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