Il dolore a Olmedo per la morte di Fabrizio Calaresu.
Il dolore è ancora vivo, a Olmedo e non solo, il giorno dopo la tragedia che ha spezzato la giovane vita di Fabrizio Calaresu. Il suo nome era legato a un futuro che prometteva tanto, nello sport e nella vita: cintura nera di taekwondo, cresciuto nella palestra del maestro Stefano Piras, che per lui era più di un allenatore. Era un esempio, una guida, un punto di riferimento anche fuori dal tatami. Non a caso, Fabrizio sognava di diventare carabiniere, proprio come lui. Un desiderio profondo, che aveva raccontato in una tesina di terza media e che il maestro, commosso, ha deciso di inviare al Comando generale dell’Arma a Roma. Un gesto per far conoscere la storia di un ragazzo speciale, che se n’è andato troppo presto.
Il giovane, che avrebbe frequentato il quinto anno al Nautico di Porto Torres, era conosciuto da tutti per l’educazione, la gentilezza e la determinazione. Lavorava in un ristorante del centro storico di Alghero per la stagione estiva. Lì, concluso il turno, aveva preso la via del ritorno verso casa, a Monte Perdosu, in sella alla sua Ktm 125. Ma il viaggio si è interrotto per sempre. Accanto a lui, oggi, restano il dolore della famiglia e il ricordo di un’anima luminosa.
“La Federazione Italiana Taekwondo e il presidente Angelo Cito si uniscono al dolore per la tragica scomparsa del giovane atleta Fabrizio Calaresu. In queste ore difficilissime, un pensiero di vicinanza e affetto va alla famiglia, al maestro e ai compagni di palestra della Asd Taekwondo Olmedo”, affermano dalla Fita – Federazione Italiana Taekwondo.