Aborto, proposta di legge contro gli obiettori in Regione: i dati di Gallura e Sassari

aborto Sassari

La Sicilia fa da apripista per la Sardegna sull’aborto.

Il Movimento 5 Stelle ha depositato in Consiglio regionale una proposta di legge volta a rimuovere i medici obiettori dagli ospedali sardi e a istituire strutture dedicate all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Secondo il promotore della proposta, Gianluca Mandas (M5S), il diritto all’aborto, pur essendo garantito dalla legge 194, è troppo spesso disatteso nella realtà quotidiana.

Mandas ha sostenuto che in ogni ospedale pubblico dovranno essere attivati reparti funzionali all’IVG e che i futuri bandi per il reclutamento di personale dovranno prevedere l’assunzione esclusiva di personale non obiettore, con la possibilità di revoca del contratto in caso di obiezione successiva.

Il consigliere ha inoltre dichiarato che non è più accettabile che le donne debbano affrontare ostacoli strutturali e ideologici per esercitare un proprio diritto in modo sicuro e rispettoso. Ha definito la proposta concreta, realizzabile e in linea con la Costituzione, affermando che va attuata per tutelare la salute, la libertà e la dignità delle donne sarde.

La Regione si è ispirata alla Sicilia, una delle regioni con il numero di obiettori più alto, che recentemente ha approvato una legge che obbligherà gli ospedali ad assumere solo medici che praticano le IVG, bandendo concorsi solo a dottori che non si oppongono alla pratica. Anche se la Sardegna non ha i numeri della Sicilia (con personale obiettore dell’86,1 %), anche l’Isola affronta una situazione critica: oltre la metà dei medici sono obiettori, rendendo difficile applicare la legge e costringendo le donne a dover viaggiare per distanze lunghissime per trovare un medico che pratica le IVG.

In provincia di Sassari si può abortire solo in un ospedale.

In provincia di Sassari, l’accesso all’IVG risulta molto disomogeneo. Presso le Cliniche San Pietro a Sassari, il servizio è garantito in quanto non si registrano obiettori tra i ginecologi. Diversa la situazione nel Policlinico di Sassari, dove il 71 % dei ginecologi e il 30 % degli anestesisti sono obiettori, rendendo difficile, se non impossibile, accedere all’IVG. All’Ospedale Civile di Alghero, invece, il servizio è attivo ma limitato: il 62 % dei ginecologi e il 50 % degli anestesisti si dichiarano obiettori; su 13 ginecologi, solo 5 risultano disponibili a eseguire IVG. Nel 2022, l’ospedale di Alghero ha effettuato 53 interruzioni volontarie di gravidanza, di cui l’88,7 % tramite metodo farmacologico, offrendo il servizio prevalentemente entro l’ottava settimana.

Negli ospedali di Ozieri e Bosa, il servizio non è disponibile: tutto il personale risulta obiettore di coscienza, e non vi si eseguono IVG. Anche per questo motivo, circa il 20 % delle donne sarde è costretto a spostarsi in un’altra provincia per accedere all’intervento, e un ulteriore 2,1 % si rivolge a strutture fuori regione. La percentuale di ginecologi obiettori nella provincia di Sassari è attualmente del 59,2 %, mentre quella tra gli anestesisti si attesta al 49,7 %.

Asl Gallura: Olbia unico presidio.

Nell’area della ASL Gallura, che comprende i territori di Olbia-Tempio e comuni limitrofi, la situazione non è migliore. In diversi ospedali della Gallura non risulta attivo il servizio IVG, o viene fornito solo in modo parziale. Anche in questo territorio, come in molte aree interne e rurali della Sardegna, l’obiezione di coscienza si traduce in una sostanziale assenza del diritto garantito dalla legge.

Aborto ancora chirurgico.

Complessivamente, in Sardegna, nel 2022 sono state effettuate 1 288 IVG, di cui il 35,8 % nella sola provincia di Sassari. Tuttavia, l’IVG farmacologica — che dovrebbe costituire un’opzione meno invasiva e più accessibile — è praticata solo nel 36,2 % dei casi, ben al di sotto della media nazionale (49,2 %). Questo dato riflette la difficoltà strutturale nel garantire un servizio moderno ed efficace, aggravata da un quadro sanitario condizionato da ideologie personali, carenze organizzative e da un’insufficiente volontà politica.

Condividi l'articolo