Boom di giovani donatori alla raccolta dell’Avis a Sassari

Avis Sassari

Successo alla raccolta del sangue organizzata dall’Avis a Sassari.

Chi dona il sangue dona un po’ della sua salute a un’altra persona per potersi curare e, in alcuni casi, per poter vivere. L’appello alla donazione del sangue lanciato dai medici del centro trasfusionale dell’Aou di Sassari in collaborazione con l’Avis e l’Admo (Associazione donatori di midollo osseo) durante l’incontro formativo che si è svolto nei giorni scorsi al liceo scientifico G. Spano, non è rimasto inascoltato.

Quasi cinquanta sacche di sangue raccolte in due giorni, un vero e proprio successo. Nelle mattinate del 6 e del 7 febbraio diverse studentesse e studenti hanno aspettato il loro turno davanti all’autoemoteca dell’Avis posizionata nel cortile dell’istituto di via Montegrappa a Sassari. Ragazze e ragazzi che hanno appena raggiunto la maggiore età e che donano per la prima volta con convinzione e consapevolezza. Una grande affluenza di donatrici e donatori, che ha visto la partecipazione anche di alcuni insegnanti e personale Ata.

“Sono molto colpita, ma anche contenta e orgogliosa per la grande partecipazione degli studenti. Abbiamo avuto oltre sessanta prenotazioni e si è reso necessario organizzare due giornate per la raccolta del sangue. I ragazzi sono rimasti rapiti dai racconti di Piera, la signora talassemica, durante la conferenza collegata al progetto “A scuola con l’Avis”“, ha dichiarato Anna Maria Scarpa insegnante di scienze del liceo e referente per l’educazione alla salute.

“In Sardegna la talassemia è una malattia che ha un alto numero di pazienti e abbiamo il dovere morale di donare perché in questo modo facciamo qualcosa che serve a tutta la comunità”, ha dichiarato il dottor Pietro Manca, direttore del centro trasfusionale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari. Francesco è il primo donatore della giornata e frequenta la quinta classe.  È uno studente di Chiaramonti (un paese della provincia di Sassari) e viaggia tutti i giorni per andare a scuola. «Ho compiuto 18 anni a settembre dell’anno scorso e ho donato oggi per la prima volta. È un’esperienza che volevo fare perché so che con la donazione si può salvare la vita alle persone. Tra sei mesi vorrei donare nuovamente», ha affermato il ragazzo.

Alcune statistiche rilevano che tra i 18 e i 35 anni c’è un calo di donazioni e diventa fondamentale cambiare questa tendenza perché la donazione di sangue può aiutare a salvare vite, soprattutto in caso di emergenze mediche o di necessità di trasfusioni. “Sarebbe bello se i ragazzi diventassero dei donatori periodici. –  ha sottolineato la professoressa Scarpa – In una regione come la nostra, altamente colpita dalla talassemia, la sensibilizzazione ha un valore ancora più importante”.

“Sono diventata maggiorenne ad agosto e volevo fare qualcosa per altri. Ho deciso di donare il sangue e di iscrivermi al registro regionale dei donatori di midollo osseo”, ha affermato Maria Cristina, una studentessa di Sassari. Ogni anno in Italia circa 1400 bambini e 800 adolescenti hanno una diagnosi di tumore, soprattutto leucemie e linfomi. Molti di loro guariscono perché hanno un dono speciale che è quello delle cellule staminali. Affinchè un paziente possa ricevere le cellule staminali è necessario trovare un donatore compatibile e la compatibilità è molto rara.

“Lo scopo di queste giornate è quello di sensibilizzare i ragazzi alla donazione del sangue e anche alla donazione delle cellule staminali o emopoietiche e quindi di iscriversi al registro regionale dei donatori di midollo osseo”, ha affermato Viviana Cotza, dirigente medico del servizio trasfusionale e presidente dell’Admo.

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