Sassari, l’ossigeno-ozonoterapia nuova frontiera della salute

A Sassari si discute dell’ossigeno-ozonoterapia.

Covid, lombosciatalgie, infezioni, antibiotico resistenze, tumori, sla, demenze e perfino la medicina estetica: l’ossigeno-ozonoterapia trova valide applicazioni in una miriade di patologie, compreso il post-covid, la fibromialgia e la maculopatia. Ma non è la soluzione ad ogni male, i dati sono eclatanti solo se la diagnosi è corretta.  

Se n’è parlato sabato mattina, 25 marzo, al terzo corso di aggiornamento del 2002, organizzato dall’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Sassari presso la sala conferenza dell’hotel Grazia Deledda a Sassari. 8 i crediti formativi ai partecipanti. Responsabili scientifici dell’ECM denominato “Ossigeno-ozonoterapia: nuova frontiera della salute”, Nicola Addis, presidente dell’Omceoss e Nella Manconi, specialista nella terapia del dolore.

L’Ossigeno-Ozono Terapia è un trattamento medico, una terapia fisica, riconosciuta dal servizio sanitario nazionale, in grado di modificare le sostanze che producono l’infiammazione rendendole “incapaci” di produrre dolore. Favorisce il microcircolo e la nutrizione dei tessuti. L’Ozono terapia, praticata già in tempo di guerra, dal 1916, si utilizzava al posto degli antibiotici. Oggi la comunità scientifica ne riconosce la validità come antiossidante, una sostanza che spazza i radicali liberi e agisce sui liquidi biologici. Ha la stessa capacità di azione del cortisone, senza effetti collaterali ed un effetto antalgico di 3/6 mesi in più rispetto ad altri rimedi.  Secondo la relazione di Nella Manconi, che ha aperto i lavori, l’ozono terapia, benché trovi innumerevoli applicazioni, non deve essere utilizzata in pazienti ipertiroidei, diabetici, fabici e durante le gravidanze.

In remoto si è collegato Mariano Franzetti, dell’Università di Pavia, che ha avuto modo di sperimentare gli effetti della terapia, su se stesso, quando si è infettato col Covid nel 2019, nella prima e più letale ondata del virus a Bergamo.  “Mentre altri pazienti con le mie stesse sintomatologie, intubati e in terapia intensiva hanno avuto una degenza di oltre 45 giorni, io ho reagito in 7 giorni”. Franzetti dopo aver sperimentato su se stesso i benefici della terapia, ha proposto immediatamente questa soluzione all’Istituto Superiore della Sanità. Il responsabile dell’epoca, Silvio Brusaferro, ha messo a disposizione 15 ospedali in soli 3 giorni, riuscendo a trattare e salvare 100 pazienti in terapia intensiva, persone con gravi problematiche respiratorie e una prognosi mortale superiore al 95 per cento. “Se si fossero comprati meno banchi a rotelle – ha concluso Franzetti – e si fossero impiegati i fondi per applicare l’ozono-terapia a tutti i malati di Covid, avremo avuto 5/6000 vittime anziché i 200.000 morti registrati”.

Sempre in remoto si è collegato anche Luigi Valdenassi, presidente nazionale Sioot (Società Scientifica Internazionale di Ossigeno Ozono Terapia, dell’Università di Pavia. Il massimo esperto europeo di ozono-terapia ha illustrato le proprietà di questo trattamento contro l’invecchiamento cerebrale e il declino neurovegetativo. “Un cambio di passo importante – ha detto Valdenassi – a differenza di quando si usano solo i medicinali tradizionali, ai quali vanno associate le terapie innovative. Nelle Università di Roma e Pavia sono già attivi due master SIOOP, per la diffusione e la formazione di specialisti in questo campo”.  Lo specialista dei dolori lombari ed ernia discale, Valter Santilli, direttore dell’Università di fisiatria dell’Università di Roma ha posto l’accento sulla corretta diagnosi e sull’importanza della visita del paziente “che va toccato” e anche se nella sua lunga esperienza ha constatato, su oltre 8.000 casi, un significativo miglioramento, “l’ozono terapia – ha detto Santilli –  è una delle terapie e non la soluzione in assoluto. La giornata si è chiusa con l’intervento di Sergio Mameli, direttore di Unità complessa di terapia del dolore, di Cagliari, che ha illustrato i benefici dell’ossigeno -terapia nel dolore che il cervello associa ad u trauma.

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