L’avvistamento raro durante un’escursione.
Un’escursione all’Argentiera, sulla costa nord-occidentale della Sardegna, si è trasformata in un episodio insolito per uno studente universitario. Samuele Fiori, iscritto a Scienze naturali all’Università di Sassari, ha raccontato a La Nuova Sardegna di essere entrato in contatto con una “cubomedusa“, conosciuta anche come “medusa scatola“, specie nota per la pericolosità dei suoi tentacoli urticanti. Il giovane, nonostante il dolore immediato della puntura, ha avuto la prontezza di filmare l’esemplare e di identificarlo con l’aiuto del suo docente.
Una specie difficile da avvistare.
La Carybdea marsupialis è l’unica cubomedusa presente nel Mediterraneo. Si tratta di un organismo quasi trasparente, con tentacoli che possono raggiungere i trenta centimetri di lunghezza. Pur essendo meno pericolosa delle specie tropicali, la sua puntura provoca ustioni significative. Negli ultimi anni la sua presenza è aumentata, anche a causa della pesca intensiva che riduce i predatori naturali, e delle correnti che la spingono dalle acque profonde verso le coste, come accaduto all’Argentiera.
Fascino e pericolo.
Nonostante la brutta esperienza, lo studente ha spiegato di considerare queste creature come parte integrante dell’ecosistema marino e di ritenerle degne di rispetto. Durante la stessa immersione aveva osservato anche altri organismi rari, come il ctenoforo “cintura di Venere”, noto per le iridescenze prodotte dalle ciglia vibratili. L’episodio ha acceso l’attenzione sulla diffusione crescente della cubomedusa in Sardegna, specie che predilige acque calde e che viene segnalata anche in altre aree del Mediterraneo, dal Golfo di Trieste fino alle coste siciliane.