Violenza di genere e cyberbullismo, a Sassari i dati sono allarmanti

Violenza di genere e cyberbullismo a Sassari.

Oltre 2mila giovani di 12 istituti superiori di Sassari tra marzo e dicembre hanno dialogato con la polizia locale sui temi della violenza di genere e cyberbullismo. Un percorso fatto di confronto e riflessione su temi drammatici quanto attuali. I risultati saranno presentati martedì 20 dicembre dalle 9 nella sala Langiu del Comando di via Carlo Felice.

Il convegno si aprirà con i saluti del sindaco Nanni Campus a cui seguirà l’intervento del comandante Gianni Serra con la presentazione del lavoro svolto dalle coordinatrici del progetto. Seguiranno la relazione del generale Garofano, già comandante generale del Ris e la forte testimonianza di una madre. Infine si procederà alla proiezione di sette cortometraggi realizzati dagli stessi studenti in questi mesi e alla valutazione dei lavori da parte di una giuria tecnica presieduta dall’attore e regista Alessandro Gazale e composta dai registi Gianni Tetti e Paolo Pisano.

Nel corso delle giornate formative le agenti coordinatrici del progetto hanno somministrato agli studenti e alle studentesse un questionario per fare emergere lo stato di salute della popolazione scolastica sotto il profilo delle relazioni interpersonali tra loro, delle eventuali situazioni di disagio vissute in aula e nella vita quotidiana e per meglio comprendere la fiducia riposta dai giovani nelle istituzioni. Sono stati affrontati i temi della violenza di genere, del revenge porn, del codice rosso, ma si è affrontato anche il tema del bullismo e del cyberbullismo.

#Iononcondivido è lo slogan scelto dalla Polizia locale con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani sull’uso delle proprie immagini intime e sui rischi legati alla condivisione delle stesse. In particolare ci si è concentrati sul reato di revenge porn: il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate, punito con la reclusione da 1 a 6 anni e la multa da 5mila a 15mila euro. Si è voluta creare la consapevolezza nei giovani dei rischi legati alla diffusione delle immagini sottolineando che la pena si applica anche a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video, si rende vettore, mediante la consegna, la condivisione, la cessione, la pubblicazione e la diffusione di tali contenuti nelle varie piattaforme di messaggistica o social senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento.

Attraverso la proiezione di video significativi e l’ascolto di testimonianze si è stimolato il dibattito tra gli agenti e gli studenti. Sono state tante le domande e costante l’interazione tra gli studenti e gli agenti a dimostrazione di una conoscenza del fenomeno e di una preoccupazione per i rischi imputabili a questo reato. Sono stati analizzati i dati statistici riferiti ai reati di violenza di genere registrati nel territorio nazionale e regionale da cui è emersa la recrudescenza di questo fenomeno negli ultimi anni. In particolare è emerso che la pandemia ha provocato la recrudescenza di reati come la violenza di genere, specie quella tra le mura domestiche. Il lockdown ha inoltre rappresentato una fase drammatica della vita per gli adolescenti, due anni che sono stati un contenitore di emozioni esclusivamente virtuali. In questi mesi, gli studenti coinvolti nel progetto hanno realizzato un cortometraggio, lavori che saranno proiettati durante il convegno, in concorso tra loro.

Le giornate di sensibilizzazione su questo drammatico fenomeno non sono state rivolte alla sola comunità scolastica, ma hanno coinvolto una platea più ampia grazie alla realizzazione di momenti di confronto e di ascolto nelle piazze, nelle sedi istituzionali e nei luoghi di aggregazione del nostro territorio.

Condividi l'articolo