“Non siamo solo calciatori, ma anche umili e semplici lavoratori”.
Insieme al comunicato stampa di risposta al presidente della Torres, i giocatori hanno diffuso una lettera rivolta ai tifosi. La riportiamo integralmente.
“Cari tifosi, è mortificante per noi dover rispondere a questa situazione che mai avremo voluto vivere. È iniziato tutto il 23 luglio, nessuno ci credeva, solo in pochi. In questi sette mesi abbiamo lottato, sudato, abbiamo sofferto nei momenti difficili e gioito nelle tante emozioni che ci hanno accompagnato in quest’annata fantastica.
Abbiamo dimostrato in campo, raggiungendo risultati inaspettati, quanto grande possa essere la nostra generosità. Ci siamo innamorati di questa maglia sin dal primo giorno che l’abbiamo indossata, mettendo tutti i nostri sforzi per cercare di raggiungere delle vittorie da condividere Insieme.
Questa lettera è scritta da 27 uomini che non sono solo calciatori, ma anche umili e semplici lavoratori. In questo momento è forte la nostra preoccupazione che possa emergere una visione distorta della realtà. Siamo dispiaciuti per quanto accaduto oggi e nel leggere commenti che non ci meritiamo, visto l’attaccamento alla maglia che abbiamo sempre dimostrato.
Abbiamo fatto e svolto la nostra attività sempre nella totale lealtà, con grande sentimento e sopratutto nel totale RISPETTO che questa gloriosa maglia merita. Abbiamo dunque cercato di sensibilizzare la nostra società con un’azione bonaria per percepire la mensilità che abbiamo lavorato. La nostra richiesta è stata di UNA mensilità, mai parlando o pretendendo quelle di aprile, maggio e giugno, non sapendo come sarebbe andata a finire la stagione sportiva. La mensilità di marzo richiesta, sarebbe andata a coprire quella di agosto, dove la squadra ha anche disputato gare ufficiali, le quali possono testimoniare l’attività. Abbiamo dunque fatto dei passaggi con la società, senza mai ricevere risposte concrete.
Portando avanti questa azione volevamo solo trovare un accordo tra le parti, senza creare tutto questo clamore mediatico.
Ci teniamo a precisare che la media dei rimborsi del nostro gruppo è pari a euro 1000 circa. Ciò per dire che non siamo indenni dalla disperazione che assale tantissime persone dopo 50 giorni che non ricevono nessuna entrata. Scriviamo per sottolineare che la nostra intenzione non era quella né di tradire la società, né la tifoseria. Abbiamo fatto soltanto quello che farebbe qualsiasi padre di famiglia. Ci siamo rivolti quindi all’ente regionale per poter salvaguardare e tutelare quello che ci spetta.
Ci teniamo a precisare che l’importo del contributo della stagione 2019-2020 riesce a coprire la maggior parte delle 10 mensilità rispetto a tutti tesserati. Siamo mortificati in questo momento terribile che sta colpendo la nostra nazione e il mondo intero, a dover dare delle giustificazioni contemporaneamente alla sofferenza di tante famiglie.
In questo senso, davanti a questa situazione, vorremmo solo percepire quello che umilmente abbiamo lavorato, per poter superare con dignità un momento di estrema crisi, per noi e per le nostre famiglie.
Detto ciò, quel famoso 23 luglio sono arrivati a Sassari 27 uomini che hanno onorato e sputato sangue per la maglia, per il rispetto e per l’onore. Quello che abbiamo fatto rimane e rimarrà un qualcosa di incancellabile, che ognuno di noi porterà sempre dentro. Resteremo sempre a testa alta, come abbiamo sempre fatto sperando un giorno di poter tornare a portare la TORRES più in alto possibile.
La squadra e lo staff tecnico al completo”.
Dunque, la vicenda assume contorni diversi rispetto a quelli che sembravano essersi delineati in un primo momento. Il presidente della Torres ha comunque anticipato che la vicenda avrà ulteriori sviluppi.