Aravano i fondali del mare di Bosa con un “rezzariello” per rubare il corallo

Rinvenuto un rezzariello a Bosa.

Nei fondali di Bosa un attrezzo per estrarre il corallo. Il rezzariello è stato rinvenuto ieri, a seguito di una intensa attività di monitoraggio condotta nei mesi estivi dai militari dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Bosa, nell’ambito delle attività di controllo sulla filiera della pesca ed in particolare sul prelievo del corallo.

Il mezzo posto sotto sequestro è gergalmente denominato “ingegno” o “rezzariello” collegato ad una boa di colore bianco e priva di segnalamenti previsti dalla vigente normativa nel tratto di mare distante circa 10 miglia a nord ovest dalla foce del fiume Temo.

Tale sistema di pesca, per il cui funzionamento è necessario il fissaggio a poppa di una unità da pesca e successivamente un rimorchio che gli permetta di “arare” il fondale, è costituito da una lunga e robusta catena cui vengono collegati diversi pezzi di rete nei quali restano impigliati rami di corallo. Tale tipologia di attrezzo, per il modo in cui viene illegalmente utilizzato, produce una azione devastante sul fondale marino, tanto che la Regione Sardegna prima e la Comunità Europea successivamente, già a partire dal 1994 ne hanno vietato l’imbarco su unità da pesca ed ingenerale l’utilizzo.

Il corallo rosso, bersaglio di tale tipo di pesca illegale, è una risorsa sottoposta a particolare tutela sia a livello regionale che comunitario, il cui elevato valore commerciale incentiva il prelievo illegale e la successiva vendita – senza rispettare i crismi della tracciabilità – del pregiato prodotto. I controlli della Guardia Costiera procederanno incessanti a tutela dell’ambiente marino, del consumatore finale e degli onesti operatori del settore ittico.

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