Il caffè nei bar di Sassari diventa più salato, verso il rincaro dei prezzi

Con l’aumento di bollette e materie prime si prevede anche il prezzo maggiorato del caffè a Sassari.

Il caffè potrebbe presto andare di traverso ai sassaresi. E non a causa della miscela ma per la crescita del suo prezzo. A provocarla l’aumento delle materie prime e i prezzi stellari dell’energia elettrica che, in alcune città d’Italia, hanno portato la bevanda a costare un euro e cinquanta, con un rincaro del 37, 6 per cento.

“Noi – riferisce Piero Muresu, gestore del Caffè Accademia in via Torre Tonda – resistiamo per adesso vendendolo a un euro e dieci ma non so ancora per quanto”. Sassari registra prezzi medi che oscillano tra l’euro e l’euro e venti e un’eventuale maggiorazione sul listino sarebbe un fatto fisiologico. “Molti non capiscono – spiega Antonio Paoni, proprietario del Salotto Caffè in piazza d’Italia – cosa ci sia dietro a una tazzina piena, ovvero luce, stipendi, acqua, gas, commercialisti, affitto del locale”. Tutte voci che non accennano a diminuire, anzi, tanto da far porre ai ristoratori la domanda retorica: Ma quanto deve guadagnare un bar per rientrare nelle spese?

Di sicuro si quantifica l’impatto sulle tasche dei consumatori. Assoutenti stima un caro-colazione, quella media di caffè e pasta, da 2 euro e 40 a 3 e 40. “Ma per un esercente – considera Paoni – sollevare il prezzo è rischioso. Per questo bisognerà discuterne coi colleghi nella prossima riunione della Federazione Italiana Pubblici Esercizi”. Il pericolo di scaricare tutto sugli avventori è evidente: “Lavoriamo – specifica Muresu – cogli stipendiati il cui stipendio però rimane sempre uguale e alla fine saranno costretti a usare le macchinette”. Ma sono proprio i clienti a essere spariti dal radar della ristorazione negli ultimi tempi. “C’è molta paura – analizza Salvatore Nieddu, responsabile del Caffè Torino in via Brigata Sassari – ecco il perché dell’aria bassa in città”. Si temono i contagi covid con relative quarantene: “Stiamo vivendo – sintetizza Muresu – un lockdown non ufficiale”.

“Non vogliamo – commenta Nieddu – che chiudano di nuovo e si finisca ancora in cassa integrazione”. Con tutte queste ragioni il caffè rischia di diventare amaro anche per gli esercenti, spesso scambiati per ricchi pur senza esserlo. E proprio a illuminare gli anelli della catena che legano tutto il processo in flessione, dalla produzione al consumo, arriva un dato significativo: i rappresentanti hanno visto crollare le richieste dei ristoratori. Un aspetto preoccupante se si considera che il mese storicamente peggiore per i baristi è febbraio e, di solito, gennaio usufruisce del rimbalzo positivo delle festività natalizie. Ma cosa dire a un cliente che si vedrà aumentato il suo caffè? “Che dovrebbe – chiosa Paoni – vedere il telegiornale. Costa tutto di più”. Una riflessione che i sassaresi vedranno concretizzarsi nel proprio portafoglio con le prossime bollette dell’energia elettrica. E a quel punto forse bere caffè non farà stare meglio.

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