Il garante dei detenuti dei Sassari non può entrare nel carcere di Bancali perché privo di green pass.
Carcere di Bancali vietato al garante dei detenuti di Sassari. Esiste una spiegazione per l’apparente paradosso e la fornisce l’interessato, Antonello Unida: “Non sono vaccinato e quindi non possiedo il certificato verde, reso obbligatorio dal governo per certi luoghi di lavoro dal 15 ottobre”. Ci sarebbe l’alternativa tamponi ma, su questo punto, Unida lancia una provocazione: “Sto arrivando allo sfinimento. Per l’incarico di garante non percepisco nulla né dal ministero della Giustizia né dal Comune di Sassari. In compenso ci rimetto ogni mese mille euro”. Infatti, se il garante, di professione bancario, riceve dall’istituto per cui lavora tutti i permessi amministrativi di cui abbisogna, al contempo gli viene tolta dalla busta paga la giornata lavorativa.
A questo ammanco vanno poi tolti “gli extra, la benzina, e tutte le altre spese – che, nel loro insieme – vanno a creare un vero e proprio buco nelle finanze di Unida che propone: “Mi si dia almeno la possibilità di avere i tamponi gratis. Lancio un appello alla città e ai tanti follower che mi seguono: Aiutatemi a comprare i tamponi”.
Anche perché, rimarca, “da noi costano quindici euro e negli altri paesi della comunità europea, settanta centesimi”. L’appello, per chi conosce Unida detto “Jodo”, da Alejandro Jodorowsky, l’artista e creatore della psicomagia di cui Antonello si professa allievo, nasconde una sfida al conformismo, evidente anche nella sua posizione sulla profilassi anti-covid: “Io il vaccino lo prendo ogni fine settimana al mare. Attenzione, io non demonizzo i vaccini però mi chiedo perché non si possa parlare di altre cure come quella di rafforzare il sistema immunitario mangiando sano e dormendo per almeno sei ore consecutivamente?”
Ma, al di là del dato economico e di quello salutistico, il garante denuncia forse una sorta di mancanza di gratitudine per il suo impegno in carcere durante il primo lockdown: “In quel periodo ho abbracciato i detenuti, ci siamo messi a piangere insieme e ho partecipato, a stretto contatto, ai loro allenamenti. Tutto quel periodo è stato molto tosto e ho visto scene terribili come alcuni tentati suicidi. Al tempo sono stato considerato un eroe, oggi mi si chiede il green pass”. E adesso si intesta una lotta per “andare oltre la punta dell’iceberg, come sta facendo un certo Stefano Puzzer”, il portuale triestino leader dei no green pass, senza escludere la vaccinazione a priori ma chiedendo che “lo Stato non la renda più un dovere ma un obbligo”. Sul suo futuro come figura di riferimento per i carcerati non si esprime: “Mi lascio qualche giorno di tempo per decidere”. Ma potrebbe, nel frattempo, deliberare Palazzo Ducale per lui, revocandogli l’incarico, una possibilità contemplata dal regolamento sul garante dei detenuti.
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