Bar e ristoranti di Sassari messi in ginocchio dalla quarta ondata: “Fatturati dimezzati”

Il commercio in crisi a Sassari.

La situazione, già critica nel 2019, in questi ultimi due anni, ha delineato una curva discendente, che non accenna a fermarsi. Secondo la Confesercenti di Sassari, dopo due anni dall’inizio della pandemia, per le attività commerciali in generale, ma per bar e ristoranti in particolare, la situazione è tragicamente peggiorata.

“Il dimezzamento del fatturato ha messo in ginocchio il settore e il terrorismo mediatico, su contagi ed emergenza sanitaria, alimenta disdette e scarse presenze nei locali – ha affermato Giuseppe Boccia, presidente provinciale di Confesercenti -. Da non sottovalutare i controlli effettuati nei locali pubblici e spesso disertati nei circoli privati e simili, che impunemente continuano la loro attività, alcune volte violando le regole. Una per tutte la preparazione e l’asporto di alimenti e bevande, non consentito per questo tipo di attività. Le previsioni quindi, oltre ai posti di lavoro persi, circa 30mila solo in Sardegna, sono allarmanti e il calo dei clienti esasperato da contagi e quarantene e dal timore di contrarre il virus, ne sono la chiara evidenza. Ad alimentare questa tragica situazione, oltre alla desertificazione sociale, si aggiungono gli aumenti considerevoli delle materie prime, che obbligano gli esercenti ad aumentare a loro volta i prezzi dei prodotti messi in vendita. Ma i prodotti, senza clienti, non si vendono e quindi le chiusure e le conseguenti perdite di posti di lavoro aumenta”.

Confesercenti ha già lanciato appelli a Governo e Regione, ma ancora su ristori e fondi a disposizione nessuna risposta. Abbiamo chiesto che i pubblici esercizi venissero inclusi nei fondi di sostegno a favore delle aziende in crisi, alla luce anche dei previsti aumenti dell’energia, che peggiorerebbe ulteriormente la gravissima situazione, ma i segnali non sono confortevoli e le risposte tardano ad arrivare.

“L’annuncio della quarta ondata erode la fiducia delle attività economiche e, a gennaio, come era prevedibile, l’indice Istat sul clima di fiducia, segna una brusca frenata, in particolare per le imprese del turismo – ha ripreso Boccia -. Ad oggi, insomma, l’allarme lanciato da tempo viene confermato e le fievoli apparenze di ripresa ci fanno presagire un aumento del forte stato di crisi. Emergenza che richiede interventi immediati, sul contenimento dei costi energetici, sostegno all’occupazione, contribuzione alle imprese in crisi. Quello fatto finora non è sufficiente e a pagarne il prezzo più alto sono soprattutto le piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare”.

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