Da Sassari all’isola di Lesbo per aiutare i profughi afghani

La coppia di Sassari della comunità di Sant’Egidio.

Da Sassari all’isola di Lesbo per aiutare i profughi. A compiere questa “vacanza alternativa” nella seconda metà di agosto, è una coppia del capoluogo turritano – Oreste e Marcella Molino- appartenenti da anni alla comunità di Sant’Egidio di cui sono i riferimenti principali in città. E proprio il movimento laicale d’ispirazione cristiana, fondato nel 1968 a Roma e con sedi in oltre settanta nazioni, rappresenta il motore primo della missione umanitaria nell’isola greca. “Da tempo la comunità – ci spiega Molino – organizza a proprie spese queste iniziative nei mesi di luglio e agosto con due obiettivi: rendere più serena la vita dei profughi e comunicare un messaggio di fraternità.”

Al momento sono 4200 circa i richiedenti asilo che si trovano a Lesbo nel campo di Montenero dopo che, lo scorso anno, quello di Moria è andato completamente a fuoco. Si tratta soprattutto di afghani, circa il 45%, poi di congolesi, somali, siriani e altri rifugiati dell’Africa sub-sahariana. Tutti in fuga da un destino di guerre e fame, ma che oggi “si trovano in un limbo senza fine”, come specifica Oreste, per la difficoltà di trovare un paese che li accolga e impossibilitati a fuggire dalle vedette turche che pattugliano le acque dell’Egeo. E così passano gli anni all’interno di campi e tende, circondati dal filo spinato e mal tollerati dai greci. “Un congolese è riuscito, grazie a una gita promossa da Sant’Egidio, a vedere Mitilene, principale città dell’isola. ‘È la prima volta in tre anni che mi allontano dal campo’, ha detto“, racconta.

I volontari sull’isola.

I novanta volontari – tutti europei, che si alternano ad ogni turno nei sessanta giorni di permanenza sono impegnati sia sul fronte ludico che quello della sussistenza. “Distribuiamo pacchi spesa – riferisce Oreste Molino – e diamo vita a un ristorante-pizzeria dove vengono a mangiare le famiglie del campo”. Poi si tiene il corso d’inglese e la scuola della pace per i bambini: “Nessuno dei piccoli, trovandosi in un hotspot temporaneo, può frequentare la scuola pubblica. Un disastro per loro ma anche per noi”.

Su questa politica priva di futuro Molino, ammiraglio in pensione ed ex collaboratore delle Nazioni Unite, dice la sua: “Vogliamo dare un messaggio all’Europa: dobbiamo essere solidali.” Ma in molti non sono d’accordo: “Dicono: pensiamo ai nostri poveri. Questo è il dramma della nostra società, l’egoismo.” Intanto la comunità si attiva di suo per dare un minimo di speranza: “Negli anni Sant’Egidio, attraverso i corridoi umanitari, e senza che lo Stato spendesse nulla, ha portato in Italia da Lesbo oltre cento rifugiati.” Quanto all’impegno per chi, ad esempio a Sassari, si trova in difficoltà, Oreste precisa: “Diamo viveri agli anziani del centro storico, ai rom e agli extracomunitari. Presto li porteremo anche a 400 persone del Monte Rosello”. L’altruismo e la generosità non hanno confini.

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