Poche per i giovani le alternative ai soliti bar.
Carenza, per non dire mancanza, di locali e attività di svago e divertimento che possano riempire le nottate dei giovani: questo è quello che succede a Sassari da un po’ di anni. A denunciarne l’assenza sono proprio loro, mentre si difendono da tutte le persone che li accusano di passare la loro vita fra un bar e l’altro.
“Non abbiamo altro da fare, se non sederci e bere qualcosa in compagnia di qualche amico, in questa città non c’è niente di stimolante’’, dice Andrea, 23 anni, nato e cresciuto nella provincia sarda. Ed è proprio questo ciò che riassume in linea generale il pensiero comune.
Da qualche anno a Sassari, ai giovani non è rimasto altro che riunirsi al bar e consumare qualcosa insieme a qualche amico, per poi subire come se non bastasse, il giudizio dei più grandi, che lamentano un cambiamento drastico tra i loro tempi e quelli odierni. Pensiero al quale viene data spesso voce attraverso etichette dalle quali è difficile disfarsi: vengono definiti ‘’svogliati’’ e ‘’immaturi’’, tralasciando l’importanza che lo svago ha nella vita di un ventenne, specialmente di questi tempi. Il fatto che passino le loro serate attorno ad un tavolino, mentre sorseggiano qualche birra, viene interpretato come una totale mancanza di interesse, tralasciando però, la sensazione di monotonia alla quale sono sottoposti ogni giorno. Perché quello che succede è proprio questo, e per quanto stare insieme sia meglio che stare a casa, la situazione è davvero frustrante: “Siamo alienati, ogni serata è uguale a quella precedente ed alle volte manca proprio la voglia di uscire” ci dice Sara, 22 anni, mentre ci parla dello sconforto che si prova quando non si ha niente da fare, nonostante si voglia.
Il motivo principale, secondo molti, è la poca inventiva e il poco coraggio, sintomi di una paura generale di fallire, che spinge gli imprenditori a non osare nemmeno, ed è proprio questo che ci racconta Alice, 18 anni, a proposito di suo zio, che avrebbe tanto voluto investire a Sassari, ma non l’ha fatto: ‘’Aprire un’attività a Sassari, di qualsiasi genere, è veramente difficile, il contesto non aiuta, molti hanno chiuso ancora prima di iniziare’’.
La paura di fallire però, genera un risultato altrettanto scoraggiante: una moltitudine di giovani scontenti, costretti a spostarsi per trovare qualcosa il più simile possibile a quello che cercano. Alghero, Cagliari, San Teodoro, Olbia, diventano le loro mete estive, alle volte anche a discapito della loro economia e comodità. A parlarcene infatti, è Ludovica, 24 anni, nata e cresciuta a Cagliari, ma trasferitasi a Sassari per l’università: ‘’Per me è stato traumatico, la differenza tra Sassari e Cagliari è abissale, e sebbene io abbia tante amicizie qui, il desiderio di tornare è forte’’.
Per nessuno è semplice cambiare vita, ma la situazione si complica anche e soprattutto se ciò che si trova è molto diverso da ciò che si lascia. Perciò, il punto centrale non è la dipendenza o meno dai bar, ma l’alienazione che produce l’assenza di alternative, il fatto di soccombere a una situazione che va avanti da troppi anni, che priva i giovani degli svaghi e di un divertimento a cui ambiscono da troppo tempo.