Padria protagonista di Monumenti Aperti, cosa c’è da sapere

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Monumenti Aperti arriva a Padria.

Padria si unirà ai numerosi comuni che parteciperanno alla 27esima edizione di Monumenti Aperti, che si terrà il prossimo weekend, sabato 27 e domenica 28 maggio.

Questa manifestazione coinvolgerà, fino al 4 giugno, 60 amministrazioni comunali in Sardegna, che apriranno le porte dei loro beni culturali per condividerli con migliaia di giovani studenti. Un’opportunità unica per immergersi nella storia e nell’arte, esplorando luoghi che spesso sono altrimenti inaccessibili.

Un aspetto affascinante di questa edizione è la presenza di numerose nuove amministrazioni locali che si uniscono per la prima volta alla rete di Monumenti Aperti. Questo testimonia la vivacità e l’entusiasmo che l’iniziativa ha suscitato fin dalla sua creazione a Cagliari nel lontano 1997. Un segno tangibile di come la manifestazione abbia contribuito a stimolare l’interesse e l’attenzione verso il patrimonio culturale della regione.

Inoltre, per il secondo anno consecutivo, Monumenti Aperti si svolgerà sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo, un riconoscimento che sottolinea l’importanza e il valore di questa iniziativa a livello internazionale.

Dopo la pausa estiva, la manifestazione si sposterà anche al di là del mare, approdando nella Penisola italiana, dove sarà presente ancora una volta in Emilia Romagna e in Puglia. L’espansione dimostra come l’entusiasmo e l’interesse suscitato da Monumenti Aperti abbiano oltrepassato i confini regionali, rendendo possibile la condivisione delle bellezze culturali e storiche di diverse regioni italiane.

L’edizione 2023 di Monumenti Aperti, dal titolo evocativo “Pratiche di meraviglia“, si propone di essere uno stimolo per giovani e adulti affinché riscoprano il piacere di stupirsi di fronte alle meraviglie del nostro straordinario patrimonio culturale. È un invito a lasciarsi incantare dalle opere d’arte, dalle architetture e dalle testimonianze del passato, aprendo la mente a nuove prospettive e arricchendo la propria conoscenza della storia e della cultura.

Il comune di Padria aprirà le porte di 10 monumenti grazie al contributo e la partecipazione dei volontari, dei bambini della ludoteca, degli studenti I.C. Pozzomaggiore, del coro parrocchiale, del comitato di Santa Giulia, della confraternita di Santa Croce e della società cooperativa Pintadera.

Il Convento Francescano, realizzato per volontà della contessa Isabella de Ferrera nel 1610. Questo fu dedicato inizialmente alla Santissima Vergine d’Itria fino alla prima metà del secolo XVII, successivamente intitolato all’omonima chiesa di Santa Maria degli Angeli. Il ruolo dei francescani era spirituale e morale: assicurare la formazione religiosa e scolastica alla comunità, l’assistenza ai malati e ai bisognosi. Dopo una parentesi in cui l’edificio è stato destinato a pubblica utilità (in seguito allo scioglimento, da parte dello Stato, di molti ordini religiosi), questo è stato riacquistato e restaurato dal comune negli ultimi anni. Il convento ora ospita una mostra di ornamenti sacri appartenenti alla chiesa parrocchiale di Santa Giulia. Tra i più significativi: un parato liturgico in seta bianca, una pianeta in seta rossa ricamata in argento e paramenti liturgici del ‘700 e dei primi dell’800, argenti di manifattura genovese quali l’Olea Sancta (la Teca degli oli Santi) la Croce processionale in argento del 1777, l’Ostensorio del Corpus Domini del 1782, la corona e i sandali d’argento della Vergine Assunta e la croce astile in madreperla con incisi i Santi Francescani e i simboli della Passione.

La chiesa di Santa Maria degli Angeli, recentemente restaurata, fu costruita probabilmente in contemporanea con il convento, fondato nel 1610 per l’interessamento della contessa e, soprattutto, grazie alle generose donazioni private. L’altare maggiore è stato ricostruito nel 1814.

Il Museo civico archeologico, realizzato nei locali dell’ex Monte Granatico, è ricco di reperti prevalentemente di età punica e romana. Da segnalare il materiale prenuragico di cultura Abealzu- Filigosa, testimonianza della più antica frequentazione dell’area. Sono presenti alcuni pannelli illustrativi dell’antica Gurulis Vetus e della viabilità del territorio. Al suo interno è stata inserita una sezione dedicata agli scavi archeologici della adiacente chiesa di Santa Giulia.

La chiesa parrocchiale di Santa Giulia si tratta del monumento più interessante per dimensioni e valori architettonici. L’edificio è di stile gotico-aragonese e venne consacrato nel 1520, anche se la costruzione è iniziata alcuni decenni prima. La tipologia architettonica sembra si uniformi a quella dominante della cattedrale di Alghero, maggiormente evidenziata nelle forme della struttura interna e nelle decorazioni che sovrastano il portale. Una approfondita indagine archeologica testimonia quanto intensa e importante fosse l’attività di culto del paese. 

La chiesa di Santa Croce, costruita su strutture risalenti al periodo bizantino, venne ampliata nel 1543, per iniziativa della Confraternita di Santa Croce, come indicato da un’iscrizione sulla facciata. Si presume che la Chiesa sia stata realizzata in due tempi: dapprima la navata principale e, successivamente, la parte che forma il presbiterio e che ospita l’altare. L’edificio, dedicato a San Michele Arcangelo, è ubicato nel versante settentrionale del centro abitato, ai piedi del colle di San Paolo, denominato anche Santa Rughe per la presenza, nella sua sommità, di una croce in ferro. La zona riveste una grande importanza dal punto di vista archeologico in quanto punto nevralgico della città romana (Gurulis Vetus) di cui costituiva verosimilmente l’acropoli.

Il Complesso archeologico di Palattu è un insediamento antico che si trova ai margini del centro urbano con mura megalitiche di età repubblicana. Visibile per 100 metri di lunghezza e un’altezza di 2,5 metri, il muro aveva una funzione di contenimento del pianoro del colle, dove aveva sede un luogo di culto da mettere in connessione con il sito di Gurulis Vetus. Secondo le indagini stratigrafiche che ne hanno permesso il recupero, i materiali coprono un arco cronologico fra il VI secolo a.C. e il primo secolo d.C. l’utilizzo della struttura sembrerebbe ininterrotto fino all’età post medievale.

La chiesa di San Giuseppe, restaurata e riaperta al culto di recente, sorge sul lato ovest del centro abitato. Le ridotte dimensioni dell’edificio, la modestia del prospetto a capanna, l’uso di murature “povere” e altri indizi suggeriscono una chiesetta campestre costruita ai confini dell’abitato in epoca precedente a quella del convento francescano.

Il Nuraghe Longu, costruito con blocchi di basalto con pianta bilobata integrata da un muro che fungeva da rinforzo perimetrale. Questi particolari confermano l’ipotesi secondo la quale la struttura mono torre originaria del nuraghe sia stata rielaborata per essere destinata a un preciso compito militare di difesa della zona.

Il Parco dei Tre Colli, ossia San Giuseppe, San Pietro e San Paolo, che rappresentano l’elemento caratterizzante del paesaggio padriese. Nel centro storico, che insiste sul sito dell’antica città romana, diversi segni ancora riconoscibili testimoniano l’evoluzione di alcune tendenze urbanistiche ed edilizie seguite nel tempo. Tra la fine del Settecento e dell’Ottocento sono state realizzate diverse abitazioni di pregevole fattura, appartenenti a famiglie nobili e borghesi.

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