Il paradosso della centrale elettrica di Fiume Santo: va a carbone, ma arriva dalla Russia

La centrale elettrica di Fiume Santo importa carbone dalla Russia.

La riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato, è una ipotesi concreta. Lo ha affermato pochi giorni fa anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nell’informativa alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina. Tra i 7 impianti distribuiti in Italia, due si trovano in Sardegna. Una di queste, a Porto Torres, è ancora funzionante.

La centrale di Fiume Santo.

Nell’impianto di Fiume Santo, Ep produzione genera energia elettrica dall’utilizzo del carbone. Nella centrale, che si estende su 153 ettari, sono attualmente in funzione due gruppi a carbone con una potenza netta di circa 600 megawatt. L’impianto rappresenta di fatto una delle più importanti realtà produttive della Sardegna nord-occidentale, nonostante spesso si siano addensate nubi di una possibile chiusura.

Il paradosso del carbone.

Lo scorso anno, il 100% del carbone utilizzato nella centrale termoelettrica di Fiume Santo, poco meno di 800mila tonnellate, è stato importato dalla Russia. I dati riportati dall’Autorità portuale della Sardegna confermano che la metà dell’energia elettrica prodotta nella centrale a carbone di Porto Torres dipendono da Mosca e dunque mantenerle attive, o riattivarle, non risolve il problema delle forniture russe.

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