L’emozione del primo giorno di scuola per gli studenti di Sassari

Primo giorno di scuola a Sassari per gli studenti e il personale scolastico tra green pass e scioperi.

Primo giorno di scuola a Sassari nel terzo anno dell’era covid. Una ripartenza segnata dalle misure governative di contenimento della pandemia. Tra queste il green pass, verificato, per quanto riguarda docenti e personale scolastico, sulla piattaforma ministeriale: “Lo stiamo testando da venerdì scorso – dichiara Nicoletta Puggioni, dirigente dell’istituto tecnico Devilla – . Finora nessun problema.” Meno felice l’efficacia per l’Alberghiero: “Ci sono state alcune incongruenze – rivela la preside Maria Antonietta Piras – . In alcuni casi l’app dà il via libera ma la piattaforma no“.

Per gli esterni il controllo è solo sulla app. Tra questi i genitori, oggi accolti dalle varie direzioni degli istituti: “Contento che mio figlio torni in classe – rivela Giuseppe, padre di uno studente del Salvator Ruju – . La didattica a distanza è stata un disastro per i ragazzi.”

Lo confermano tutti i giovani: “Ci hanno rubato il tempo dell’adolescenza”, riferisce Alessandra, 16 anni che, come i suoi coetanei, da tre anni convive con insegnamento e paura del coronavirus. “Era tutto spento con la dad”, aggiunge Alexia, 17 anni, dal Ruju. Michele, diciottenne del Devilla ha “buone aspettative” per quest’anno ma si augura non ci sia “l’ipocrisia del farti tenere la mascherina in classe e poi farti uscire in cortile senza.

E se Antonio Deroma, preside dell’Azuni, si dice certo che non ci saranno più chiusure per intere scuole, grazie alle misure dell’esecutivo e alla collaborazione con l’Asl, alcuni docenti contestano proprio il green pass attraverso uno sciopero, organizzato dall’Anief stamattina. L’associazione nazionale insegnanti e formatori, alla cui mobilitazione hanno partecipato alcuni insegnanti sassaresi, sostiene che la carta verde sia contro la libertà di pensiero e nega che la scuola stia riaprendo in sicurezza. E sul tema vaccini sottolinea che solo chi fa i tamponi ogni 48 ore può dare la certezza di non essere contagioso. Intanto i ragazzi, la maggior parte dei quali sono vaccinati, guardano con rassegnazione alle contrapposizioni adulte sulla questione: “Il discorso – conclude Michele -è troppo polarizzato. Ci si capisce poco.”

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