La crisi si fa sentire anche sulle lavoratrici del sesso, le prostitute di Sassari costrette ad andare alla Caritas

Le prostitute di Sassari.

Essere lavoratrici o lavoratori del sesso è dura ai tempi del coronavirus. Anche a Sassari le strade più battute dalle prostitute come viale Porto Torres e i marciapiedi di Predda Niedda sono oramai deserte. La paura è  di essere denunciati o di contrarre il covid-19. 

“Molte di loro vivono in uno stato di indigenza e di difficoltà”, come racconta una delle volontarie dell’associazione Acos attiva in città  soprattutto per il contrasto alla prostituzione schiavizzata. Poi ci sono quelle che per libera scelta hanno deciso di dedicarsi al mestiere più antico del mondo, le “Bocca di rosa”, come le chiamava in una sua canzone Fabrizio De Andrè.

Lavorano, per così dire, da casa – continua la volontaria – e vivono alla giornata. Purtroppo lavorando in nero non possono avere accesso agli ammortizzatori sociali, nè ai 600 euro stanziati dal governo. Sappiamo che molte di loro si rivolgono alla Caritas o ad altre associazioni di solidarietà. Noi svolgiamo unità di strada notturne, ma vista la situazione di emergenza, in questo momento usiamo il contatto telefonico. Un aiuto è senza dubbio necessario”.

Condividi l'articolo