Le scuole di Sassari messe alla prova dalla variante Omicron

I dirigenti delle scuole di Sassari fanno il bilancio dopo una settimana di lezioni.

Dirigenti scolastici al varco del crash-test omicron. I presidi delle scuole d’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado di Sassari fanno i conti dell‘impatto dell’ultima variante covid sulla vita didattica a poco più di sette giorni dal rientro in classe.

“All’inizio è andata bene – afferma Patrizia Mercuri, dirigente dell’Istituto comprensivo San Donato – ma tra domenica notte e lunedì si è verificata una recrudescenza importante di casi di positività”. Così l’ingresso nella seconda settimana di lezioni si complica costringendo alle misure previste dai decreti legge. “Ho dovuto – interviene Rita Spanedda, preside dell’IC Monte Rosello Alto – mettere in quarantena alcune classi dell’infanzia e sospendere la mensa”. Aumenta il tasso di circolazione virale così come le ore trascorse sul fronte da parte delle massime guide scolastiche.

Non abbiamo più tregua” conferma la Spanedda. Una voce su cui si aggiungono in coro quelle di colleghi e colleghe, costrette a fare gli straordinari in un tempo eccezionale. “Ormai – riflette Maria Grazia Falchi – dirigente dell’IC Pasquale Tola – parliamo di covid e basta. È trascorsa solo una settimana ma mi sembra di avere sulle spalle già un mese di lavoro”. Il surplus è causato anche dalla giungla di norme stilate dal governo che prevede un protocollo diverso per ogni fascia d’istruzione, dall’infanzia alle medie, con distinguo tra dad, didattica digitale integrata, auto-sorveglianza, quarantena.

Siamo costretti – dice la Mercuri – a lavorare su due binari e questo non aiuta la qualità della didattica”. A peggiorare la situazione i rapporti con l’Ats: “Sono stati fantastici – dichiara il dirigente dell’IC Monte Rosello Basso Stefano Manca – prima delle vacanze ma ora stanno attraversando un momento di criticità”. Il boom di contagi sta mettendo a dura prova la durata del sistema di tracciamento: “D’altra parte – considera la Falchi – devono star dietro a una popolazione scolastica impressionante se si considerano anche i territori della provincia”. Per questo l’Azienda avrebbe fatto sapere, come dichiara la Mercuri, “di non essere in grado di gestire tutta questa mole di lavoro”. Così sono i dirigenti, ancora una volta, a sobbarcarsi l’onere di stabilire quarantene, rientri e di verificare al rientro l’esito negativo del tampone.

Sul ricorso alla dad per tutti si registrano pareri differenti. “Certo è difficile – considera la Spanedda – ma in presenza almeno abbiamo la possibilità di fare scuola”. “Da noi – si inserisce Manca – alcune sezioni non sono presenti. Stiamo facendo però squadra con le famiglie per continuare a tenere aperto l’istituto”. Sulla stessa lunghezza d’onda la Falchi: “Su 28 classi tre sono in dad. Non basta questo per mandarci 1200 alunni”. Patrizia Mercuri ha invece qualche dubbio: “Temo la situazione stia sfuggendo di mano. Nel nostro istituto un buon 30 per cento non viene per paura dell’infezione”. Però qualsiasi previsione, e decisione, sul futuro della didattica attende di capire se la curva pandemica continuerà a crescere o, invece, comincerà dopo due anni la discesa.

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